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sabato 25 giugno 2011

CORRUZIONE E P4 - di Amato Lamberti

Riportiamo un articolo, pubblicato sul quotidiano online Il Mediano del prof. Amato Lamberti, fondatore dell'Osservatorio sulla Camorra, sui rapporti tra criminalità organizzata, politica e mondo degli affari.

I risvolti politici, imprenditoriali e criminali che stanno emergendo col caso P4, dimostrano che la corruzione è tutt’uno col governo e l’amministrazione del Paese. Di Amato Lamberti

Le cronache di questi ultimi mesi sembrano aver scoperto che la mafia ha trasferito al Nord i suoi capitali e la sua capacità di controllo dell’economia di interi territori. Sotto i riflettori è oggi l’espansione della ‘ndrangheta in Piemonte, addirittura con il trasferimento della sua articolazione territoriale, vale a dire le ‘ndrine. Nessuno però pone l’accento sui necessari collegamenti con i livelli politici e imprenditoriali che le organizzazioni criminali devono attivare per potersi espandere.
Varrebbe la pena tornare a riflettere su modi e forme dell’espansione della camorra in Campania per comprendere questi processi di invasione criminale dell’economia. Per avere un quadro più chiaro di come, concretamente, l’organizzazione criminale si sia diffusa sul territorio campano e si sia confusa con lo Stato e le pubbliche amministrazioni e in alcuni casi si sia addirittura integrata a tal punto da rendersi invisibile, assumendo la faccia dell’ impresa, basterebbe ripercorrere alcuni fatti salienti della cronaca, a partire dagli anni 80. In Campania, il terremoto del 1980 è stato colto come occasione dalla camorra per ampliare i propri poteri, i propri utili e il controllo del territorio.
Infatti tra il 1981 e il 1982, periodo in cui la camorra aveva, come massimo esponente Cutolo, le organizzazioni criminali assumono un ruolo fondamentale nel governo della ricostruzione, tanto che molti uomini politici, soprattutto locali, non riescono neppure a gestire la presenza e le richieste della camorra che così prende in mano lo stesso governo del territorio e degli interventi pubblici. Questo perchè i camorristi nell’immediato dopo-terremoto non si presentano nella loro solita veste criminale, con minacce e intimidazioni, ma come un organizzazione di affari. I contatti vengono presi da uomini di spicco dell’organizzazione, come Casillo e Rosanova, che detengono stretti e consolidati rapporti con il PSI e la DC, allora partiti dominanti nell’arena politica, e si concretizzano anche attraverso il coinvolgimento di alcuni esponenti politici locali direttamente in società della camorra, le quali vengono così più facilmente registrate e fornite di tutte le autorizzazioni.
La camorra si muove con una logica imprenditoriale. Non essendo, ad esempio, pronta a fornire i servizi richiesti dal Commissario straordinario per il terremoto, cioè i prefabbricati, si rivolge al sistema affaristico veneto, in contatto stretto con le imprese del settore. Si forma cosi un circuito in cui il camorrista-imprenditore contatta i politici locali e le ditte venete e fa assegnare, con gare truccate, gli appalti a quelle ditte già contattate. Gli atti dei processi a carico della NCO, come dei clan Alfieri, Nuvoletta, ecc., parlano di riunioni a pochi giorni dal sisma e soprattutto di costituzioni di società e acquisti di imprese realizzati ad una settimana dal terremoto, mentre erano ancora in corso le ricerche di eventuali dispersi. La camorra in tal modo guadagnava una tangente sull’intero importo dell’affare e obbligava la ditta vincitrice a dare subappalti alle sue imprese.
Come ho già scritto, la camorra assume tre nuove facce: Affari, Tangenti, Imprese. Le dinamiche di tale sviluppo vanno considerate in base al fatto che i camorristi, come i mafiosi, fondano il loro potere principalmente su base territoriale. Infatti, in termini più generali, il persistere del fenomeno mafioso è dato proprio dalla combinazione tra controllo del territorio e attività legali e illegali svolte a fine di lucro. Questa combinazione ha reso ancor più agevole il passaggio da sistema di esclusiva violenza a sistema di impresa violenta. Nel caso del terremoto, la variabile decisiva è stato il legame che si è costruito con il sistema politico e amministrativo e che ha permesso, soprattutto attraverso la corruzione, ma anche attraverso capacità militari e disponibilità di ingenti capitali liquidi, di alterare le regole giuridiche e di mercato a proprio vantaggio.
Per avere uno specchio di tale situazione basterebbe sfogliare le pagine di cronaca nera tra il 1977 e il 1983, che da sole rendono l’idea dell’alto numero di intimidazioni e attentati ad esponenti politici locali. Per quanto riguarda tale aspetto è importante però fare una distinzione: in Campania, la camorra cerca di non rompere gli equilibri necessari al raggiungimento dei suoi obiettivi; in Sicilia, invece, la mafia siciliana concentra la propria capacità di violenza sui rappresentanti dello Stato nella regione Sicilia. Clamorosi gli omicidi di La Torre, Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino.
A circa dieci anni di distanza, precisamente nel 1992 la magistratura italiana ha scoperto “Tangentopoli”, termine con cui l’opinione pubblica indicò il sistema di corruzione che pervadeva il Paese a livello politico ed economico, utilizzando lo strumento tipico delle organizzazioni criminali, vale a dire la tangente, la pratica del pretendere o del ricevere un compenso non dovuto, in cambio di favori.
Tangentopoli è stato un fenomeno diffuso di corruzione che ha intrecciato la classe politica e il mondo degli affari illeciti. Politica e criminalità parlavano la stessa lingua. Per gli imprenditori non faceva alcuna differenza parlare con la politica o con la camorra. Cifre da capogiro furono intascate da personaggi illustri, parlamentari, alti dirigenti dello Stato, ma anche Ministri. L’indagine partita inizialmente dalla procura di Milano, in breve tempo fu estesa all’intero paese. L’illegalità che emerse era talmente diffusa da non risparmiare alcun ambito sociale.
Il nuovo caso, quello della cosiddetta P4, di cui si parla in questi giorni, dimostra che il fenomeno della corruzione, con tutti i suoi risvolti politici, imprenditoriali, criminali fa, forse, ormai parte strutturalmente del governo e dell’amministrazione del Paese. Questa, senza forse, è la ragione
della capacità di penetrazione delle organizzazioni criminali nel tessuto politico, economico  amministrativo dell’intero Paese, anche nelle aree in cui non c’è mai stato alcun radicamento storico di organizzazioni di tipo mafioso.

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