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lunedì 18 luglio 2011

17-18-19 luglio 2011: le Agende Rosse a Palermo

Il 17, 18 e il 19 luglio 2011, nel diciannovesimo anniversario per la strage di Via D'Amelio, tutti gli appartenenti al Movimento delle Agende Rosse e tutti quelli che vogliono fare memoria del sacrificio di Paolo, di Agostino, di Claudio, di Emanuela, di Vincenzo e di Eddie Walter, uccisi per mano della mafia e di schegge deviate di quello Stato che con la mafia aveva scelto di venire a patti piuttosto che combatterla, sono chiamati a Palermo per partecipare alla nostra lotta.

Quest'anno vogliamo non solo fare memoria e lottare per i giudici morti ma anche stringerci attorno a quei magistrati che a Palermo, a Caltanissetta e a Firenze, stanno cercando di togliere quel pesante velo nero che fino ad oggi, grazie a depistaggi, archiviazioni forzate, leggi studiate per scoraggiare i collaboratori di Giustizia, hanno impedito di arrivare ai mandanti occulte di quelle stragi.


Questi giudici sono oggi in grave pericolo, pericolo anche per le loro stesse vite e per quelle delle loro famiglie. Potrebbero non bastare, per fermarli, gli stessi metodi che sono stati usati per eliminare altri magistrati, le avocazioni, i trasferimenti, le delegittimazioni. L'atmosfera è oggi troppo simile a quella degli anni che precedettero le stragi di Capaci e di via D'Amelio e le altre stragi che nel '93 furono necessarie per chiudere quell'infame trattativa. Le manovre di delegittimazione e le aggressioni di ogni tipo verso magistrati come Antonio Ingroia e Nino di Matteo vanno di pari passo con una pretesa riforma della Giustizia che è in realtà un vero e proprio sovvertimento di quel principio fondamentale della Costituzione che sancisce l'indipendenza della Magistratura. Gli stessi poteri che hanno voluto e progettato quelle stragi potrebbero metterne in atto delle altre per favorire il passaggio da un sistema di potere che sta ormai annegando nel suo stesso fango ad un nuovo, e forse peggiore equilibrio.

Noi non permetteremo che ci siano dei nuovi magistrati uccisi che i loro stessi assassini fingano poi di piangere come eroi, la nostra terra non ha bisogno di eroi, ha bisogno di Giustizia e di Verità e per la Giustizia e per la Verità noi saremo in questi tre giorni a Palermo a combattere la nostra lotta.

Quest'anno il presidio in Via D'Amelio durerà l'intera giornata del 19, dall'alba alla notte staremo in via D'amelio, accanto all'ulivo di Paolo e dei suoi ragazzi, per impedire che questo luogo sacro venga profanato. Quest'anno non permetteremo a nessun avvoltoio di avvicinarsi al luogo della strage. Non vogliamo corone di Stato per una strage di Stato. Vorremmo che al centro di questa giornata fossero i familiari dei ragazzi morti insieme a Paolo che Paolo hanno difeso fino all'ultimo con il loro stesso corpo e che, come Paolo, sono stati fatti a pezzi.

mercoledì 6 luglio 2011

Appalti in Provincia di Napoli: l'ombra della Camorra e del Malaffare




La vicenda dei lavoratori dell'affidamento di pulizia del Tribunale di Nola tra Comune di Nola, Provveditorato alle Opere Pubbliche e TAR Campania.

Presentiamo una piccola “rassegna stampa” che descrive i personaggi coinvolti a vario titolo nella vicenda dell'affidamento G.S.A. del Tribunale di Nola, territorio purtroppo dimenticato dai media che contribuiscono così ad aggravare una condizione di pesante limitazione dei diritti civili dei suoi abitanti.

La vicenda può essere così brevemente riassunta:

“L'Amministrazione Comunale di Nola, il cui sindaco Geremia Biancardi è stato eletto con un vero plebiscito nel giugno 2009 e che sbandiera fin dal suo insediamento la sua presunta voglia di legalità, ha, nel 2010, istituito la Stazione Unica Appaltante presso il Provveditorato alle Opere Pubbliche di Campania-Molise. Nell'aprile 2011 il Provveditore Giovanni Guglielmi emetteva l'aggiudicazione definitiva della Gara al Consorzio G.S.A. con il 58% di ribasso sull'importo a base d'asta.
Seguiva una vertenza tra lavoratori, Comune di Nola (che è possibile seguire sul nostro blog) e Provveditorato che ha portato gli stessi lavoratori (che hanno contestato ripetutamente la regolarità amministrativa dell'intera procedura) a presentare ricorso al TAR Campania avverso alle procedure di aggiudicazione.

Il ricorso sarà discusso dal Collegio della Prima sezione del TAR Campania presieduto da Antonio Guida (che ha già rigettato il 06/07/2011 una richiesta di sospensiva immediata presentata dai lavoratori).”

Di fronte ad una situazione nella quale ci si trova a impelagarsi in vertenze giudiziarie che riguardano le istituzioni (e l'”alta politica”) e nella quale si rischia il posto di lavoro con il quale si sostentano le proprie famiglie è normale tentare di capire quanto fondati possano essere i dubbi di legittimità su un sistema di aggiudicazione di appalti di lavori e servizi definito “legalitario e trasparente” dal sindaco di Nola nonché realizzato sotto il controllo della Prefettura di Napoli.

Per tali motivi, senza aggiungere alcuna considerazione di carattere soggettivo, abbiamo cercato nella rete web informazioni e notizie su enti e attori della vicenda in modo da comprendere “la condizione ambientale” con la quale si andava a scontrarsi.

I risultati sono stati a dir poco strabilianti tanto da spingerci a condividere con un più vasto pubblico le “perle” pescate dalla rete.

Cominciamo con l'identificare l'ambiente politico nel quale nasce l'Amministrazione Comunale di Nola partendo da una foto, scattata durante l'inaugurazione del cantiere della NTV del Cav. Gianni Punzo (inquisito per mafia e oggi socio di Montezemolo): 

Paolo Russo - Geremia Biancardi - Nicola Cosentino

Geremia Biancardi, avvocato amministrativista, è da anni uomo di fiducia dell'on. Paolo Russo, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. 

L'on. Russo è famoso soprattutto in quanto, dal 2001 al 2006 ha presieduto la Commissione Bicamerale di Inchiesta sul Ciclo Rifiuti (ai tempi della Gestione Commissariale di Antonio Bassolino oggi soggetta a indagine giudiziaria) nonché per essere stato coinvolto nel 2007 in una inchiesta per associazione mafiosa (proc. penale n. 86429/00 RGNR n. 61805/01 RG GIP - Napoli) per la quale si cita un articolo di Amalia De Simone pubblicata su IL MATTINO dell'epoca: 

“Il deputato di Forza Italia Paolo Russo è stato indagato dalla Dda di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa e per minacce al fine di condizionare le elezioni con l'aggravante dell'articolo 7 della legge antimafia, favorendo cioè un clan camorristico. Ieri funzionari della Dia gli hanno notificato l'avviso di garanzia firmato dai pm Simona Di Monte e Giuseppe Borrelli che hanno chiesto al gip di poter acquisire alcune intercettazioni ambientali del politico forzista che si sarebbe trovato a dialogare con soggetti sottoposti ad indagine.

Con questo atto si avvia la procedura per l'utilizzo delle intercettazioni che si concluderà con il parere della Camera. “Cambiagli i connotati!”. Questa richiesta sarebbe uno dei contenuti delle intercettazioni che saranno al vaglio del gip e verrebbe fatta da Paolo Russo a colui che gli investigatori considerano il suo “delfino”, l'imprenditore Giovanbattista Mautone, finito in manette venerdì scorso insieme con altre 89 persone ritenute a vario titolo, fiancheggiatori dei clan camorristici del nolano.

In particolare, secondo gli inquirenti, Russo captato da una cimice nel corso di un incontro con Mautone, gli avrebbe chiesto di avviare rappresaglie nei confronti di un soggetto che non aveva votato per le persone da lui indicate. Per l'inchiesta il legame tra il parlamentare e l'imprenditore ritenuto legato al clan Ruocco si evincerebbe anche da un'altra intercettazione in cui Mautone spiegherebbe che Paolo Russo, in cambio di voti assicurati al cugino Ermanno Russo (consigliere regionale oggi assessore alle politiche sociali - ndr), avrebbe fatto in modo di far nominare assessore al Comune di Marigliano suo fratello, Felice Mautone.

La prima intercettazione sarebbe alla base della contestazione fatta a Russo, relativa alla violazione della legge elettorale con l'aggravante di aver favorito il clan Ruocco. Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa invece, viene contestato al deputato al fine di indagare sull'ipotesi che sia lui che Mautone fossero soci occulti di una Soa, società di certificazione delle imprese, organo, tra l'altro, preposto al rilascio dell'attestazione di qualificazione obbligatoria per chiunque debba eseguire lavori pubblici di importo superiore ai 150mila euro. Gli investigatori dovranno verificare se attraverso la Soa siano state favorite imprese riconducibili alla camorra e in particolare a Michele La Marca, considerato l'interfaccia imprenditoriale dal clan Ruocco.”

La vicenda si concluse con il voto negativo della Giunta delle Autorizzazioni a Procedere presieduta da Carlo Giovanardi (anche perché il GIP riportava che le eventuali responsabilità dell'on. Russo erano ancora da accertare e soggette necessariamente a supplemento di indagine) nella quale fu negato l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche nei confronti dell'onorevole Russo, condizione, questa che, di fatto bloccò le indagini a carico del deputato.

Di Nicola Cosentino (sotto inchiesta per presunti legami con il clan dei casalesi) e della sua vicenda si può dire che è talmente nota che in questa sede non è nemmeno il caso di citarla. Basti valutare che, sotto l'aspetto puramente politico (non si intende in nessun modo proporre alcun giudizio o valutazione a carattere personale) l'Amministrazione Biancardi è espressione diretta della componente PdL che fa capo all'on. Russo e a Nicola Cosentino (con tutte le conseguenze di carattere politico che ne derivano).

Come dicevamo l'amministrazione Comunale di Nola, proprio per evitare eventuali condizionamenti nella gestione degli appalti, ha preferito conferire l'incarico di Stazione Unica Appaltante del Comune di Nola al Provveditorato alle Opere Pubbliche di Campania-Molise (Ufficio del Ministero delle Infrastrutture presieduto, ai tempi della stipula della convenzione, da Claudio Scajola, capo della componente PdL che in Campania è rappresentata proprio dall'on. Russo, e che ha dovuto dimettersi dall'incarico perché coinvolto in tristi vicende giudiziarie).

Il provvedimento di aggiudicazione della gara al Consorzio G.S.A. (e tutti gli altri provvedimenti emessi dal provveditorato) è stato emesso da Giovanni Guglielmi, Provveditore di Campania-Molise da circa un anno. Quando i lavoratori hanno contestato al sindaco di Nola Biancardi la irregolarità del provvedimento siglato da Guglielmi lo stesso sindaco ha dichiarato pubblicamente che non si poteva mettere in dubbio l'operato del Provveditore anche perché avallato dalla Prefettura di Napoli.

Pochi ricordano, però, che Giovanni Guglielmi, poco più di un anno fa, era Provveditore alle Opere Pubbliche di Lazio-Abruzzo e Sardegna (sempre ai tempi del Ministero Scajola) e che ha dovuto lasciare l'incarico perché coinvolto nell'indagine sulla ricostruzione in Abruzzo. 

Leggiamo infatti su Repubblica di Bologna del 19 febbraio 2010 (articolo a firma di Enrico Nardecchia):

“APPALTI E TERREMOTO - Il potere della strana coppia Di Nardo - Guglielmi: ecco i piani

Le intercettazioni tra Guglielmi e Di Nardo. Ecco i piani del funzionario amico dei clan e del supercontrollore. 

Al provveditore interregionale alle Opere pubbliche la cricca vuole strappare promesse di lavori certi.

Antonio Di Nardo e Giovanni Guglielmi

L'AQUILA. Un potere assoluto. In mano a una strana coppia. E qui non si parla di strade nuove, come quella per l’aeroporto del G8 o di lavori al tribunale. 

Come soggetto attuatore della ricostruzione, col benestare del governo, il provveditore interregionale alle Opere pubbliche Giovanni Guglielmi è il padrone della rinascita della città. Il supercontrollore degli appalti per la ricostruzione in Abruzzo, come emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta di Firenze su appalti e corruzione, non se ne sta nel suo ufficio a metter timbri e vigilare. Si fa tirare per la giacca dal funzionario ritenuto amico dei clan.

Un’amicizia tra lavoro e affari. Dalle 20mila pagine allegate agli atti del procedimento, che riserva ogni giorno un capitolo nuovo sul tema ricostruzione in Abruzzo, emerge il rapporto costante tra il provveditore interregionale alle Opere pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna (che al momento, comunque, non risulta indagato), nominato a gennaio in questo ruolo, e il funzionario del ministero delle Infrastrutture Antonio Di Nardo, di 64 anni, nato a Giugliano (Napoli) ma residente a Mentana (Roma). È considerato il suo «segretario». Ma per la Dia di Napoli è «vicino ai Casalesi».

Dopo il sisma del 6 aprile i contatti tra i due sono costanti. Ecco cosa emerge dai dialoghi intercettati. Guglielmi chiama Di Nardo che ne approfitta per invitarlo a cena.

Guglielmi: «Pronto sono Gianni come stai?».
Di Nardo: «Uhè, bene, tu?».
G.: «bene, bene abbastanza».
D.N.: «Dove stai al mare o a Roma?».
G.: «no, all’Aquila».
D.N.: «Vabbè ogni tanto, pensavo che stavi a Roma da solo, ho detto se stasera gli viene voglia ci mangiamo una pizza».
G.: «No ti ringrazio, sto all’Aquila».
D.N.: «Ma domani a che ora vieni?».
G.: «Alle 9,30».

Di Nardo, insomma, è buon amico del supercontrollore degli appalti per la ricostruzione in Abruzzo. Lo invita a cena, poi lo va a trovare a casa. L’attivismo di Di Nardo, che per chi indaga non è solo un impiegato del ministero ma anche il gestore occulto del consorzio Stabile Novus col quale «cerca di infilarsi negli appalti all’Aquila», è precoce.

Già il 14 aprile, «auspice» il coordinatore nazionale Pdl Denis Verdini, indagato per corruzione, si tesse la tela del primo consorzio. È lui che avvisa un’amica «Sto a Palazzo Chigi». E aggiunge, il 15 maggio: «Consorzio Federico II costituito». È lui che tiene i contatti con la Btp dell’indagato Riccardo Fusi, pure lui in cerca del lasciapassare per L’Aquila. È lui che si sente con Francesco Maria De Vito Piscicelli, quello delle risate al telefono la notte del terremoto, sue o del cognato Pierfrancesco Gagliardi.

Questa «cricca», come la chiamano i pm toscani, fa di tutto per avvicinare Guglielmi, soggetto attuatore della ricostruzione. Si parla di lui come di un aspirante amministratore delegato dell’Anas. La «cricca» lo considera «uno dei nostri» se è vero che il 21 gennaio, con la nomina dei due provveditori di Toscana e Lazio-Abruzzo-Sardegna, Piscicelli esclama: «Un grande segnale di risposta a quelle aggressioni che stanno sui giornali. “Voi cacate 'o cazzo? E io tengo pure un altro Provveditore dopo quello di Roma. Ne ho due».

A incaricarsi di «agganciare» Guglielmi è un altro pezzo di Stato, il magistrato della Corte dei Conti Mario Sancetta. Appena tre giorni dopo il terremoto. Il mediatore? Ancora Di Nardo.

Sancetta: «...senta volevo dire questo...in relazione a questa cosa di...del
terremoto...pensavo che si poteva stabilire un contatto con...».
Di Nardo: «...certo...certo».
S.: «con quello che sta qui e che abbiamo visto l’a ltra volta...».
D.N.: «Come no!. adesso si vada a fare Pasqua...appena lei viene ci incontriamo un attimino perché penso che avrà pure qualcosa già pronto...per lei».
S.: «Se dobbiamo attivarci dobbiamo farlo subito».
Alla fine Sancetta e Guglielmi si trovano. Lo dice il giudice all’imprenditore Lamino:
«...allora ho chiamato il Gianni...m’ha detto che appena capita qualche cosa dibuono...senz’altro...m’ha detto». La contropartita? Un posto all’Anas. Sancetta: «Vuol fare l’amministratore delegato, chiede di essere sostenuto»”.

Non vogliamo, nemmeno in tale sede, porre alcun dubbio sulla integrità del provveditore Guglielmi ma ci sia almeno consentito di poter affermare che Giovanni Guglielmi, come tutti gli esseri umani, non ha il dono dell'infallibilità e quindi è possibile che possa aver commesso “errori di valutazione” nella procedura di affidamento (e in chissà quante altre).

Ma in Italia vige lo Stato di diritto e i cittadini che si sentono danneggiati da un atto amministrativo secondo loro (quantomeno) irregolare se non illegittimo possono ricorrere per il suo annullamento al TAR della propria regione.

È proprio ciò che hanno fatto i lavoratori presentando regolare ricorso al TAR Campania per vedere riconosciuti i propri diritti. Il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) rappresenta un organo giudicante super partes e quindi i lavoratori possono tranquillamente sperare in un giudizio oggettivo e privo di “condizionamenti”.

Così sarebbe in un paese normale ma in Italia (e in Campania e a Nola in particolare), si sa, la normalità è noiosa. Compulsando la rete web alla ricerca di informazioni sul TAR Campania e precisamente sulla prima sezione del Tribunale Amministrativo (delegata alla trattazione del caso dell'aggiudicazione di Guglielmi) ci imbattiamo in un articolo de La Voce della Campania a firma di PAOLO SPIGA del 18/03/2010:

“LE BEFFE DEI TAR - Succede anche questo: alcuni Tar applicano misure in contrasto con le interdizioni dell'antimafia, favorendo ditte in odor di clan. Spesso, con tanto di conflitti d'interesse.
[...]
Ma eccoci al TAR chiamato a pronunciarsi sulla sorte di tanti comuni. «E' la prima sezione quella cruciale, dove arrivano i ricorsi presentati dai comuni sciolti dal ministero degli Interni o da quelle aziende che si vedono recapitare dalle prefetture le interdittive antimafia, come capita spesso quando si aggiudicano appalti ma sono in odore di camorra», precisano ancora alla DDA. I settori più' gettonati? Rifiuti, of course, vigilanza privata, mense, trasporti, forniture ospedaliere e, ovviamente, lavori edili.

Facciamo un breve salto in Emilia per poi tornare in Campania. E' del 17 gennaio scorso un articolo de La Gazzetta di Modena dedicato alle “imprese” dei casalesi. E si fa riferimento ad una ditta mattonara che fa capo a Pietro Fontana, attraverso cui, secondo gli inquirenti (e le verbalizzazioni di alcuni pentiti) verrebbero riciclati capitali di provenienza illecita. Ma ecco il j'accuse: «le decisioni adottate dalla prima sezione del TAR Campania hanno reso inefficaci quasi tutte le interdittive antimafia emesse dalle prefetture di Caserta e di Napoli, tra cui quella relativa al gruppo Fontana, impegnato tra l'altro, in alcuni importanti lavori per l'aula bunker del carcere di Poggioreale». E ancora: «le ditte beneficiarie delle decisioni del tribunale amministrativo risultano collegate ai casalesi, al clan Moccia e al clan Alfieri-Fabbrocino, attivo nel nolano e nel vesuviano».

A presiedere la prima sezione del TAR Campania siede Antonio Guida. Tra i membri - spesso estensore delle sentenze più' delicate - Michele Buonauro. Il cui fratello, Carlo, e' invece un componente nella terza sezione dello stesso tribunale amministrativo regionale, ubicato nella centralissima piazza Municipio, vis a vis con palazzo San Giacomo.

Una famiglia dai mille interessi, quella dei Buonauro. Il padre delle due toghe, Luigi, e' stato per anni sindaco di Nola, comune sciolto già' due volte per condizionamento camorristico. Luigi Buonauro oggi (marzo 2010 – ndr) e' coordinatore cittadino del PdL e condivide la poltrona insieme a Vincenzo Meo, plenipotenziario gavianeo per una ventennio nel nolano, ex tesoriere dc in Campania, condannato in primo grado dal tribunale di Napoli per associazione col clan Alfieri «e poi assolto - spiegano alcuni avvocati partenopei - perché' gli elementi di contiguità' al clan riscontrati non raggiungevano la soglia di gravita' per l'irrogazione della pena (in quanto parte degli episodi contestati al senatore sono andati prescritti durante i 17 anni di processi - ndr)».

E proprio da Nola e' partito il tour (che nei comunicati ufficiali veniva ribattezzato “tuor”) elettorale che ha portato, a giugno 2009, Luigi Cesaro (accusato dal pentito Gaetano Vassallo, imprenditore nel ramo rifiuti, di legami con i Casalesi – ndr) sulla poltrona di presidente della Provincia di Napoli. Al battesimo del candidato erano presenti, tra gli altri, i sottosegretari all'Economia Nicola Cosentino (indagato per legami con i Casalesi - ndr) e alla Giustizia Giacomo Caliendo (coinvolto nell'inchiesta sulla Loggia P3 e “venerabile” della massoneria, coperta e non, dell'area nolana - ndr), l'ex onorevole e presidente della commissione sul ciclo dei rifiuti Paolo Russo, l'onorevole Maria Elena Stasi (che in qualità' di ex prefetto di Caserta ha dato disco verde all'Aversana Petroli, già' colpita da interdittive antimafia, che fa capo alla famiglia Cosentino).

Una tornata elettorale vincente, quella 2009, con un Buonauro portafortuna nel motore PdL. Sindaco di Nola, infatti, e' stato incoronato il “suo” Geremia Biancardi, professione avvocato. Il quale - viene descritto nel blog del suo predecessore, Felice Napolitano - nell'incontro «presso i locali della multisala Salvo D'Acquisto gremita di persone, con la sua naturale flemma e il suo innato bon ton ha fornito le dovute spiegazioni circa fantomatici incarichi presi dal Comune di Nola, tanto sbandierati dal suo oppositore». Poi, il commento di Buonauro: «la sinistra nolana ha avuto una storia vergognosa».”

Ecco che siamo partiti, nel nostro escursus attraverso gli articoli sparsi per la rete, da Nola e dalla sua amministrazione (Biancardi, Paolo Russo, Cosentino) per ritornare, attraverso inchieste su appalti truccati, sentenze amministrative “creative” e tanta, tanta camorra (casalesi sopra tutti) un'altra volta a Nola e alla sua amministrazione.

Non possiamo, alla fine di questo piccolo compendio della “Commedia Umana” (di Balzachiana memoria) che affermare: 

“Questi sono i signori che ci garantiscono la Legalità!”

Antonio Alfieri.

“La mafia al massimo ti può togliere la vita.
Lo Stato ti toglie tutto. La vita, la dignità, la speranza, la voglia di lavorare, di impegnarti.
Le regole della mafia sono chiare: se sei contro di loro ti ammazzano. Se sei con loro ti aiutano.
Le regole dello Stato sono ambigue: se operi nella illegalità ti possono arrestare. Se operi nella legalità e lavori per la giustizia, ti ammazzano, ti suicidano, ti tolgono il lavoro, ti denunciano.”

martedì 5 luglio 2011

Esequie di Gaetano Tuccillo | La Leggenda del Soldato Morto

Oggi a Nola le Esequie di Gaetano Tuccillo, il nostro conterraneo morto a 29 anni sulle pietraie dell'Afganistan.

Nel comunicato del Comune di Nola la solita prosopopea retorica sull'eroismo e il sacrificio.

Noi abbiamo visto solo una bara, una giovane donna piangente e una famiglia prostrata .

Riportiamo le parole del nostro vescovo Padre Depalma:

"Questa (è) guerra inutile! Questa terra piange ancora una volta un suo figlio morto in terra afghana in questa inutile strage che é la guerra. Una guerra che non finisce mai. Solo Dio può accogliere il nostro grido, affinche termini questo spargimento di sangue, frutto della cattiveria dell'uomo". 



Per riflettere su ciò che è accaduto a Gaetano e a tanti, troppi uomini, donne, bambini, in ogni parte del globo, senza alcun altro commento:


La Leggenda del Soldato Morto

E siccome non c'erano più speranze
di pace dopo quattro primavere,
il soldato tirò le conseguenze:
da eroe volle cadere.

Ma la guerra non era ancora in porto,
per questo al Kaiser spiacque
che il suo soldato se ne fosse morto;
in anticipo gli parve.

Mentre l'estate sfiorava le fosse
ed il soldato dormiva di già,
la commissione medico-militare
un notte si mossa.

La commissione medica si spinse
laggiù fino al cimitero,
disseppellì con vanga benedetta,
il corpo del defunto guerriero.

Ed il dottore visitò con scrupolo
il soldato, o i resti del soldato.
Dichiarò ch'era “abile arruolato”
e s'imboscava di fronte al pericolo.

Il soldato si presero con sé
nella bella notte blu.
Senza l'elmo si potevano vedere
le stelle della patria lassù.

Acquavite gli versarono
nella salma imputridita,
due infermiere appesero al suo braccio
e una donna per metà svestita.

E siccome lui puzza di putredine
davanti un prete zoppica
e sulla testa gli agita un turibolo
perché non puzzi troppo.

Davanti la banda fra il chiasso dei piatti
suona una marcia briosa.
Ed il soldato, esperto del mestiere,
scaraventa le gambe dal sedere.

Il braccio intorno a lu, fraternamente,
due sanitari marciano se no
lui nella melma gli ripiomberebbe
e questo accadere non può.

Hanno dipinto il sudario del morto
di nero di bianco e di rosso
e glielo portano davanti; lo sporco
sotto i colori rimane nascosto.

Procedeva un signore con il frac
e la camicia dura
come ogni buon tedesco che si sa
il dovere non trascura.

Passarono così tra il chiasso dei piatti
per lo stradale ombroso
ed il soldato barcollava come
un bioccolo in un giorno nevoso.

I gatti e i cani gridano
e i topi nei campi con fischio selvaggio:
non saranno mai francesi
sarebbe per loro un oltraggio.

E quando i villaggi traversano
un mucchio di donne era là.
Si chinano le piante. Splende la luna piena.
E tutti gridano hurrà.

Con il chiasso dei piatti e gli arrivederci!
E donna e cane e pretonzolo!
E in mezzo il soldato morto
come uno scimmiotto sbronzo.

E quando i villaggi traversano
nessuno riesce a vederlo
tanti gli stanno in cerchio
con il chiasso dei piatti e degli hurrà.

Tanti ballano e schiamazzano intorno
a lui che nessuno lo vede.
E forse lo vedresti ma dall'alto
dove splendono solo le stelle.

Le stelle non ci sono sempre
e l'aurora sorge.
Marcia il soldato, esperto del mestiere,
verso un'eroica morte!

(B. Brecht, Libro di Devozioni Domestiche, 1927)

domenica 3 luglio 2011

Il vescovo Depalma alla città di Nola: "Dobbiamo Sconfiggere il Malaffare"

Il Vescovo Beniamino Depalma, grida il suo appello alla responsabilità civile contro l'illegalità e l'emarginazione. Già coraggiosamente impegnato in una campagna di promozione morale della legalità nella propria diocesi - la sua lettera pastorale alle “Persone che Vivono nella Criminalità” del febbraio scorso ha scosso le coscienze di credenti e non – il Vescovo di Nola torna ad invitare i fedeli ad una unione civile contro il malaffare.


In occasione della benedizione dei gigli, momento centrale della Festa dei Gigli e culmine religioso della festa - momento sentitissimo da tutti i nolani – il Vescovo Depalma ha pronunciato la sua prolusione: 

"Nola oggi accoglie San Paolino, vanto della città. Questo il senso di questa giornata. Porto a tutti il saluto del santo, ai cittadini, alle autorità, alle paranze, ai maestri di festa, alle famiglie e soprattutto a chi oggi vive l’esperienza della sofferenza. San Paolino si ricorda di tutti. Porto a voi nolani la notizia che San Paolino segue le vicende della nostra città. Noi non siamo soli, siamo in mani sicure. Oggi ci affida un suo messaggio, quelli che stiamo vivendo sono giorni seri e preoccupanti. La crisi economica è caduta sulle spalle di tutti e talvolta ci rende paurosi e disperati, San Paolino ci dice che è tempo di speranza. Nola in passato ha superato momenti difficili, e li ha superato con il coraggio e l’intelligenza dei suoi cittadini. Questo momento difficile dobbiamo superarlo insieme. E’ tempo di speranza e responsabilità, siamo chiamati a fare la nostra parte per la città, col contributo di tutti. Nessuno in attesa, tutti responsabili per questa città. E’ tempo di ricostruire il tessuto della nostra città, ci sono patologie da risolvere. Come la preoccupazione per il precariato che tocca giovani e famiglie e distrugge presente e futuro, e può generare disperazione collettiva. San Paolino chiede agli amministratori che facciano tutto per assicurare il lavoro ai giovani. Dobbiamo combattere la piaga della illegalità, che distrugge il bene comune. Terza piaga sono il malcostume ed il malaffare, la logica dell’usura, la paura delle violenze. Dove c’è il malaffare non c’è vangelo e non c’è fede, non c’è Gesù Cristo, non c’è San Paolino. Questa mattina il Santo ci chiede di operare una grande rivoluzione, non delle armi, ma della solidarietà, l’unica che può cambiare la città e tutto il territorio. Scateniamo una grande gara di solidarietà, soprattutto da parte dei giovani”.

Il Fronte della Legalità – Un.Si.L., in questi giorni impegnato in una serie di battaglie civili in difesa dei lavoratori del territorio e in una campagna per contrastare i fenomeni di illegalità e corruzione negli enti locali, vuole pensare (senza permettersi di strumentalizzare le parole del Vescovo) che quanto affermato dal nostro pastore si riferisca anche a quanto da noi denunciato negli ultimi anni. Per quanto ci riguarda, il messaggio del Vescovo Depalma è un ulteriore atto di solidarietà e incoraggiamento a chi già lotta da anni per combattere la piaga della illegalità, il malcostume ed il malaffare, la logica dell’usura, la paura delle violenze.

sabato 2 luglio 2011

Scontri tra polizia e Lavoratori davanti al Tribunale di Nola


NOLA – continua la vertenza tra i lavoratori dell'affidamento di pulizie del Tribunale di Nola e il Comune di Nola/Consorzio G.S.A.
Il giorno venerdì 01 luglio 2011 il Dirigente dell'Ufficio Manutenzione del Tribunale di Nola arch. Giovanni De Sena ha comunicato agli uffici giudiziari l'avvenuto affidamento del servizio al Consorzio G.S.A.
Il sindacato in mattinata ha immediatamente verificato la presenza degli atti amministrativi (determina di affidamento e/o contratto di affidamento) scoprendo con sconcerto che non solo il dirigente De Sena non ha emesso (al 01/07/2011) alcuna determina di affidamento al Consorzio G.S.A. ma che lo stesso Consorzio G.S.A. non è ancora legittimato all'aggiudicazione della gara in quanto non sono ancora terminate le procedure di verifica dei requisiti aziendali, previsti dalla legge.
Nel primo pomeriggio il camion contenente le attrezzature e i materiali aziendali ha tentato di introdursi nel Tribunale di Nola, immediatamente bloccato dai lavoratori che contestavano il diritto dell'impresa all'avvio del servizio.
Per tutto il pomeriggio c'è stata forte tensione tra i lavoratori e gli agenti del Commissariato di PS che tentavano di sgombrare il sit-in e consentire l'ingresso dell'impresa nella reggia Orsini.



Siamo di fronte all'ennesimo caso di evidente violazione dei più elementari diritti civili – ha commentato al termine della giornata il segretario Un.Si.L. Antonio Alfieri – noi abbiamo bloccato l'ingresso dei mezzi aziendali unicamente perché abbiamo potuto verificare con certezza che il Consorzio G.S.A. ad oggi non è ancora legittimato allo svolgimento del servizio. Difatti, nonostante avessimo semplicemente richiesto al dirigente De Sena, ai responsabili della G.S.A. e ai funzionari di Polizia niente altro che la visione sia dell'atto di affidamento che dell'autorizzazione dell'impresa all'ingresso nella struttura giudiziaria, siamo stati aggrediti e rimossi a forza dal viale di ingresso della Reggia Orsini senza che ci fosse contestato alcun reato.”
Infatti, come riportato anche dal ilnolano.it:
La ditta non ha ancora presentato la documentazione, ma ha avuto comunque l'autorizzazione ad entrare. Dopo l'incontro tra il presidente del Tribunale ed il dirigente del commissariato, la polizia ha sgomberato l'area e fatto entrare il camion. Non sono mancati momenti di tensione tra gli agenti intervenuti ed i lavoratori che svolgevano il sit in. Il camion della Gsa è entrato sotto scorta.
L'azione di sgombro forzato è stata operata dalla Polizia in quanto pare che la presidenza del Tribunale abbia contestato ai lavoratori il reato di l'interruzione di pubblico servizio.
Se ci prendono con la forza devono contestarci il reato commesso! – questo è ciò che ha gridato ripetutamente Alfieri alle forze di Polizia – non è possibile in uno Stato di diritto che si giustifichi una azione di forza da parte della polizia a carico di lavoratori inermi senza fornire alcuna spiegazione. Non abbiamo alcuna intenzione di accusare i funzionari delle Forze dell'Ordine che hanno solo fatto il loro doverecontinua Alfierivogliamo solamente che chi secondo noi illegittimamente ha permesso alla G.S.A. di avviare il servizio in assenza di contratto con l'ente appaltante si assuma le proprie responsabilità di fronte alla legge”
Le ragioni che probabilmente stanno dietro quanto accaduto ieri le spiega il segretario Un.Si.L.: con un giudizio pendente al TAR Campania e promosso dai lavoratori il Comune di Nola non poteva procedere all'affidamento del servizio senza prima aver esperito la seduta relativa alla richiesta di sospensiva. E difatti l'impresa ha avviato il servizio senza che il Comune abbia violato formalmente la norma. L'illegittimo avvio del servizio da parte della G.S.A. è stato praticato attraverso l'intervento della Presidenza del Tribunale (probabilmente male informato dallo stesso dirigente De Sena); subito dopo l'ingresso l'impresa ha tentato di indurre i lavoratori ad accettare immediatamente le proprie condizioni contrattuali minacciando di lasciare i lavoratori stessi senza lavoro, situazione questa che, di fatto, annullerebbe la legittimazione al ricorso.
I lavoratori non hanno comunque accettato le proposte dell'impresa e hanno ribadito che tenteranno comunque di ottenere il riconoscimento dei propri diritti al Tribunale Amministrativo.
Nei prossimi giorni si prevedono nuove azioni di protesta civile da parte dei lavoratori che non intendono assoggettarsi a una condizione che definiscono illegale e repressiva. Gli stessi lavoratori, su consiglio del loro legale, hanno annunciato la presentazione di denunce all'Autorità Giudiziaria (presso altro Tribunale) e la trasmissione di un esposto alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
In un documento inviato in serata alla Prefettura di Napoli, il dirigente Un.Si.L. Antonio Alfieri ha ribadito che: nonostante la evidenza rappresentata dalla pesante forza di repressione (esplicata da organismi il cui compito è la tutela di tali diritti) di ogni istanza democratica spregiudicatamente manifestata dall'impresa G.S.A., la scrivente OS, consapevole che tale comportamento ponga la stessa OS in condizione di palese inferiorità di condizioni in sede di contrattazione, continua a perseguire una politica sindacale orientata al rispetto delle regole e dell'ordinamento democratico dello Stato.