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mercoledì 24 marzo 2010

Dalla RELAZIONE SULLA CRIMINALITA` ORGANIZZATA IN CAMPANIA - Commissione Parlamentare Antimafia


Pubblichiamo uno stralcio della relazione del senatore Lombardi Satriani approvata dalla Commissione Parlamentare Antimafia nella seduta del 24 ottobre 2000 ed avente ad oggetto (lo stralcio proposto): le commistioni tra politica, pubblici funzionari e camorra nella gestione dei pubblici appalti in Campania.
Emblematico il richiamo al clan Alfieri (a quell’epoca già capeggiato, nell’area nolana, dai fratelli Russo) per il quale la gestione della totalità dei pubblici appalti nell’area rappresentava – è rappresenta tutt’ora – la maggiore fonte di introiti del clan tanto da “rinunciare ad altre tradizionali fonti di redditività delittuose, quali il traffico di stupefacenti”.
Le situazioni evidenziate nella relazione in riferimento all’area di attività del clan Alfieri (oggi ancora, nonostante i recenti arresti dei capi, clan Russo) sono la causa principale delle moltissime difficoltà che il sottoscritto ha dovuto affrontare e affronta nella propria attività sindacale in quanto la tutela del principio di legalità e trasparenza nei pubblici affidamenti collide con gli interessi criminali che la classe politica egemone nell’area nolana (capeggiata e rappresentata dell’onorevole della PDL Paolo Russo) difende e ha il dovere di garantire.
"Le confessioni di alcuni dei capi di alcune delle organizzazioni criminali operanti sul territorio campano hanno rivelato gravissimi accordi corruttivo-collusivi (dagli intuibili contenuti sul piano dei vantaggi economici e elettorali) in vista della realizzazione di importanti interventi di spesa, le scelte connesse ai quali venivano preventivamente concordate con quelle organizzazioni.
Ne sono risultate confermate logicamente le molteplici risultanze investigative raccolte, in contesti processuali diversificati, già con riferimento alla prima fase di attuazione dell’imponente sforzo finanziario pubblico rivolto alla ricostruzione delle zone colpite dal sisma del 1980.
In pratica, l’intera gestione dell’opera pubblica diviene oggetto di accordi preventivi fra soggetto politico-amministrativo e soggetto camorrista, in forza dei quali il primo si assicura, attraverso la camorra, il controllo sistematico del voto su vastissimi territori e insieme, attraverso le imprese, flussi costanti di finanziamento illecito; il secondo si garantisce imponenti risorse economiche (tali da indurlo persino a rinunciare ad altre tradizionali fonti di redditività delittuose, quali il traffico di stupefacenti: era questa la regola per la potente organizzazione già capeggiata dal noto Carmine Alfieri), pieno controllo delle attività economiche sul territorio di appartenenza e, attraverso la possibilità di dispensare posti di lavoro e quote marginali di reddito d’impresa, consenso sociale e immensa influenza elettorale (da spendere naturalmente nel rapporto con il ceto politico-amministrativo, anche al fine di assicurarsi protezioni istituzionali e impunità).
Il rapporto sinallagmatico descritto ha naturalmente un altro soggetto protagonista: l’impresa.
Nel sistema delineato, l’imprenditore si garantisce la stabilita` di presenza nel mercato degli appalti pubblici (profilo di vantaggiosità il rilievo del quale è del tutto peculiare quando, come in Campania, quel settore costituisce la quasi totalità del mercato finanziario), « sicurezza » dei cantieri e pace sindacale.
Il costo del rapporto illecito con i soggetti politici e camorristi viene « naturalmente » traslato sulla collettività, attraverso meccanismi diversificati, ma principalmente mediante il ricorso a sovrafatturazioni
ad opera delle imprese subappaltatrici tali da provocare lievitazioni dei costi originari attraverso il ricorso alle procedure di revisione dei prezzi, di anticipazione sugli stati di avanzamento, di introduzione di costose e ingiustificate varianti in corso d’opera.
Il sistema di interscambio di utilità illecite in tal modo si perfeziona.
Per le ragioni esposte, il funzionamento di tale sistema esige il ricorso massivo a pratiche corruttive nel rapporto con i pubblici ufficiali chiamati astrattamente a garantire la regolarità delle procedure di aggiudicazione, controllo esecutivo e erogazione di spesa, garantendosi così il buon fine dell’operazione di traslazione finanziaria dei costi del rapporto dell’impresa con i politici e le organizzazioni criminali.
Si può ragionevolmente affermare che negli anni si è determinata la formazione di uno stabile sistema di disponibilità corruttivocollusiva all’interno del ceto burocratico, il compiuto disvelamento della struttura del quale è assolutamente prioritario, essendo vana ogni politica di intervento giudiziario che, pur individuando e reprimendo i protagonisti apicali del sistema di interscambio politico-mafioso, non colga i rischi connessi alla perdurante impunità di quel ceto tecnico e burocratico i comportamenti del quale quel sistema hanno reso possibile funzionare e garantire.
L’intera sfera di intervento della pubblica amministrazione nella materia è divenuta, pertanto, terreno di interazioni delittuose funzionali al governo ordinato del perverso sistema appena descritto.
Con riferimento alla fase della scelta del contraente, l’intervento della criminalità organizzata si avvale di tecniche manipolative immancabilmente realizzate sul presupposto di appoggi corruttivi in seno alla stazione appaltante.

Soltanto esemplificativamente:
- nel sistema della licitazione privata, la procedura di gara viene pilotata sin dalla fase della determinazione dei requisiti di partecipazione, attraverso l’inserimento di clausole deputate a favorire alcune imprese (tanto, ovviamente, si realizza sul presupposto causale della complicità degli organi tecnici e deliberativi dell’ente appaltante);
- ancora, la regola della formazione concorrenziale del corrispettivo viene elusa attraverso l’imposizione di accordi ai partecipanti circa le offerte di ribasso da presentare (ciò che è possibile soltanto – conoscendo preventivamente e indebitamente l’elenco delle ditte invitate, ovvero simulando la pluralità dei concorrenti, ad esempio indirizzando gli inviti a numerose imprese facenti capo allo stesso soggetto economico, ovvero ancora con altre tecniche combinatorie adeguate al metodo prescelto di aggiudicazione);
- la stessa regola del ricorso a procedure garantite di scelta dell’altro contraente viene fraudolentemente elusa, ricorrendosi indebitamente alla trattativa privata;
- nel sistema dell’appalto-concorso, accordi corruttivi consentono di ottenere preventivamente indicazioni tecniche destinate a rendere il progetto esecutivo preferibile rispetto ad altri.”

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