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domenica 21 marzo 2010

Fratelli Buglione: 2a Parte - Lo Scandalo degli Affitti d'Oro

Seconda puntata dedicata ai fratelli Buglione. In questo post vengono riportate notizie relative all'inchiesta sugli "affitti d'oro" della Regione Campania, inchiesta che coinvolge, oltre ai fatidici fratelli, anche il consigliere regionale Roberto Conte.

Gli articoli sono tratti da "Il Mattino", "Repubblica" e il blog del Sindacato Agenti Vigilanza Privata "UNAL"

Sei arresti, bufera in Regione. Affitti d’oro: coinvolti Conte (Pd), imprenditori ed ex dirigenti.

MELITO. Creare un bisogno fittizio per assicurare un guadagno reale. Creare una necessità più o meno posticcia per veicolare soldi pubblici, con tanto di timbro di un dirigente regionale. È il «sistema» scoperto nel corso dell’inchiesta del pool mani pulite di Napoli, ultimo atto d’accusa contro Palazzo Santa Lucia. Sei arresti nel corso dell’inchiesta sui cosiddetti fitti d’oro assicurati a presunti imprenditori corrotti, legati al livello politico e amministrativo della Regione. Finiscono ai domiciliari (per tutti era stata chiesto l’arresto in cella, poi rigettato dal gip Laviano) il consigliere regionale eletto in quota Margherita, Roberto Conte (poi confluito nel Pd), già coinvolto nelle ultime settimane in altre due inchieste giudiziarie e da ieri sospeso dal partito; l’ex dirigente del consiglio regionale Lucio Multari (licenziato su iniziativa del presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo); gli imprenditori Carmine Buglione e Antonio Buglione, entrambi con interessi in società di vigilanza e di servizi impiegate presso gli enti pubblici, e due presunti soci occulti dei Buglione, il commercialista Giuseppe Ranieri e il medico Emanuele Cameli. La storia scoperta dalla Procura di Giovandomenico Lepore - indaga il pm Filippo Beatrice del pool mani pulite di Giuseppe Maddalena - riguarda l’affitto di due strutture che avrebbero dovuto ospitare i gruppi consiliari e le relative commissioni: due immobili - uno all’isola G5 del Centro direzionale, l’altro in via Santa Maria del Pianto - che dal 2005 costavano più di quattrocentomila euro l’anno solo di affitto e che procuravano sostanziosi vantaggi economici alle ditte che si occupavano della manutenzione, della pulizia e della security. Il danno erariale arrecato alla Regione è di seicentomila euro l’anno. «Immobili per lungo tempo non utilizzati (almeno fino alle denunce apparse anche sul «Mattino») che garantivano incassi da capogiro alla Europa immobiliare, riconducibile ai fratelli Antonio e Carmine Buglione, anche grazie a una casalinga che svolgeva il ruolo di prestanome. La Europa immobiliare nasce pochi giorni prima della richiesta di Conte (all’epoca Questore del consiglio regionale) di garantire a gruppi consiliari spazi più adeguati. Una società che straccia la concorrenza - siamo tra gennaio e febbraio del 2005 - grazie a una gara d’appalto scritta da Conte e dall’ex dirigente regionale Multari. Nel contratto di locazione firmato dalla Europa immobiliare, spunta una clausola capace di assicurare guadagni illeciti «ingentissimi»: una clausola che impone a carico del Consiglio le spese accessorie (vigilanza, portierato, pulizia, disinfestazione, facchinaggio), affidate - senza gara - al consorzio Cesa, che fa capo agli stessi imprenditori finiti sotto inchiesta. Un contributo, quello del dirigente regionale Multari, che sarebbe stato ricompensato anche con il regalo di una Mercedes del valore di 40mila euro. Vicende ovviamente da accertare, che soprendono anche per l’analogia dell’impianto investigativo con l’inchiesta a carico della ditta «Fire controll», che avrebbe venduto alla Europa Immobiliare l’immobile di via Santa Maria del Pianto poi finito sotto inchiesta.
LEANDRO DEL GAUDIO
Il Mattino il 21/02/08


ASCESA E CADUTA DI ROBERTINO, TRE VOLTE INDAGATO
Era il 4 aprile del 2005 quando Roberto Conte «Robertino» per gli amici, sbaragliò tutti dentro e fuori il centrosinistra: 32.913 voti in quota Margherita. Circa tre anni fa quel clamoroso en plein elettorale, Conte si ritrova ad essere il politico più «attenzionato» a Napoli, almeno stando alle indagini conosciute. Indagato per un caso di turbativa d’asta in Regione lo scorso dicembre, per aver favorito un’Ati di imprese di servizi; indagato per concorso esterno in associazione camorristica, lo scorso gennaio, dopo le prime accuse di Giuseppe Misso, boss storico del rione Sanità, che per lui avrebbe organizzato un cartello elettorale formato dai principali clan del centro cittadino. All’epoca - spiega il boss pentito Misso - era il 2000, Conte militava nei Verdi e per lui scesero in campo diverse cosche del centro e della periferia. Poi c’è stata la campagna elettorale del Pd, che neanche a farlo apposta, finisce in un’altra inchiesta, la terza, che lo porta agli arresti domiciliari: è l’indagine sulla presunta corruzione nei contratti di locazione della Regione. I fitti d’oro per favorire i Buglione, che gli danno una mano quando si tratta di organizzare la campagna elettorale vesuviana. È lui - dice la Procura - il 41enne Conte a fiutare l’affare della nuova tangentopoli, più «burocratica», più «amministrativa». Ecco cosa gli suggerisce al telefono Antonio Senatore (non indagato), definito dal gip «suo più esperto interlocutore», a proposito della gestione dei flussi di denaro che contano: «Se puoi puntare, punta sulla direzione regionale, che è quella che comanda, quella che decide tutto... la parte amministrativa. I soprintendenti, ad esempio, hanno solo il compito della tutela e dei pareri scientifici. Oggi, con la riforma, il direttore generale gestisce tutto: le gare, le impostazioni, il servizio, tutto quanto fanno là».
Il Mattino 21/02/08

IL RETROSCENA
Nola. 677 voti a Saviano e 488 a Nola, il 22 per cento nell'intero collegio, pari a 1996 consensi riscossi attraverso le urne dei 9 comuni: Riformisti coraggiosi, la lista capeggiata da Roberto Conte, ha ricevuto la medaglia d'argento sul podio delle primarie nolane del Pd. Un risultato di non poco conto, raggiunto tra l'altro nel feudo elettorale di un altro big del partito democratico: il consigliere regionale Pasquale Sommese. Roberto Conte, che nella corsa alla segreteria regionale sostiene Alessandro De Franciscis, si candida come delegato all'assemblea nazionale del movimento di Veltroni e riesce a spuntarla in un contesto che di certo non gli è familiare: originario di Melito ha sempre svolto l'attività politica in aree distanti da quella nolana. La carriera politica di Conte comincia con la Dc per poi proseguire sotto l'insegna del Sole che ride. Prima di approdare nella Margherita e quindi nel Pd, il consigliere regionale ci prova anche con Democrazia Europea. A legarlo alla terra di Giordano Bruno l'amicizia con i fratelli Buglione di Saviano. Sentimento ben riposto visti i risultati raggiunti nonostante una partita giocata fuori casa. Alle primarie del 14 ottobre, Pasquale Sommese è riuscito a mantenere la leadership incassando un corposo 35% ma non è andata così per tutti. Riformisti coraggiosi ha distanziato anche liste come quella capeggiata da Lucia Sibilla. L'avvocato schierato con il cartello di Nicolais ha infatti riscosso soltanto il 15 per cento. E che dire dell'organizzazione dei seggi. A Saviano tutto è filato liscio come l'olio mentre a Nola durante le operazioni di voto sono arrivati perfino i carabinieri. Il motivo? A metà pomeriggio le schede elettorali erano praticamente esaurite.
Il Mattino il 21/02/08

SEI ARRESTI PER GLI AFFITTI D'ORO
Repubblica — 21 febbraio 2008,pagina 2, sezione: NAPOLI


Le tangenti non viaggiano più nella ventiquattr' ore di pelle e non rischiano di finire nel water come accadde, sedici anni fa proprio di questi tempi, ai soldi intascati da Mario Chiesa per il Pio Albergo Trivulzio di Milano. Oggi la corruzione, racconta l' inchiesta della Procura di Napoli che da ieri mattina tiene agli arresti domiciliari sei persone fra le quali il consigliere regionale del Pd Roberto Conte, segue altri percorsi e si realizza attraverso il sistema delle «compartecipazioni societarie occulte». Basta individuare esigenze di pubblico interesse, in realtà quasi sempre create ad arte, e costituire una società ad hoc nella quale far confluire politici, burocrati e imprenditori, anche attraverso prestanome. A quel punto, è la tesi dei magistrati, i protagonisti possono dividersi il tornaconto economico delle operazioni. Un meccanismo che permette dunque ai soldi di circolare ancora meglio di quanto accadeva nella Prima Repubblica.
Questo schema, secondo gli inquirenti, si è riproposto quando il Consiglio regionale ha preso in affitto alcuni immobili al Centro direzionale e in via Santa Maria del Pianto. Un affare nel quale il pm Filippo Beatrice ipotizza il coinvolgimento, oltre che di Conte, anche degli imprenditori nolani Antonio e Carmine Buglione, dell' ex dirigente del Consiglio regionale Lucio Multari, del medico Emanuele Cameli e del commercialista Giuseppe Ranieri. Il pm, che ha coordinato le indagini svolte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, aveva chiesto un' ordinanza in carcere per il reato di corruzione, il gip Pasqualina Paola Laviano ha optato per la misura degli arresti domiciliari. Tutto inizia nel 2005, nel momento in cui Conte, argomentano gli inquirenti, propone di individuare nuovi locali per ospitare gli uffici del Consiglio regionale. Pochi giorni prima dell' inizio della procedura, viene costituita la società Europa immobiliare, una srl della quale Ranieri è rappresentante legale, di cui sono soci palesi i fratelli Buglione e di cui Conte sarebbe «socio occulto» per il tramite di «una casalinga nullatenente» scelta come prestanome. Attraverso Multari (licenziato nel 2006 dal Consiglio regionale per altre vicende su iniziativa della presidente Sandra Lonardo Mastella) e con l' ausilio di «numerose irregolarità», l' Europa Immobiliare sottoscrive un contratto di locazione che oltre a prevedere un canone di 421.522 euro l' anno, contiene una clausola in base alla quale il Consiglio regionale deve farsi carico di spese accessorie per vigilanza, portierato, pulizia, disinfestazione e facchinaggio, affidati senza gara a un consorzio ritenuto facente capo sempre ai Buglione. In questo modo, spiega la Procura, Conte ha potuto «percepire sino ad oggi vantaggi economici rilevantissimi». Multari avrebbe ottenuto invece una Mercedes, formalmente intestata a una delle società dei Buglione. Il dirigente avrebbe poi tenuto per sé i 40 mila euro ricavati, nel novembre scorso, dalla vendita dell' autovettura. Agli atti sono allegati i documenti raccolti dai finanzieri diretti dal comandante provinciale, colonnello Giuseppe Bottillo, e numerose intercettazioni telefoniche. Gli indagati potranno replicare alle accuse negli interrogatori davanti al gip. Afferma l' avvocato Elio D' Aquino, difensore di Conte: «Il mio assistito è rimasto molto perplesso per una misura che ritiene ingiusta. Resta a disposizione per dimostrare la sua assoluta estraneità ai fatti». L' avvocato Domenico Ciruzzi, che con Barbara Berardi assiste Multari, dice: «Il mio cliente è fiducioso di poter dimostrare la propria totale estraneità». Ma intanto lo scenario aperto da questa indagine spinge gli inquirenti a guardare avanti: «La corruzione sta aumentando sempre di più - avverte il procuratore Giandomenico Lepore - si sta diffondendo dagli strati più bassi a quelli più alti». A Napoli, afferma il pm Beatrice, «ci sono alti esponenti politici e grossi burocrati che determinano esigenze pubbliche per creare poi società occulte. In città ci sono anche istituzioni che funzionano, ma questo aspetto contribuisce al degrado politico e all' impoverimento dell' economia». Il procuratore aggiunto Giuseppe Maddalena, che coordina la sezione Mani pulite, lancia un appello: «I cittadini e i funzionari onesti devono avere fiducia e collaborare con l' autorità giudiziaria».
DARIO DEL PORTO

IN CAMPANIA QUALCHE LADRO DI MENO
da: http://sindacatoguardiegiurate.myblog.it/

Il consiglio regionale della Campania di nuovo nella bufera.
.Ai domiciliari il consigliere Pd Roberto Conte.
Analogo provvedimento per l’ex potente funzionario della Regione, Lucio Multari, e per gli imprenditori della security, Buglione.
NAPOLI, 20 febbraio 2008
Una nuova bufera sul Consiglio regionale della Campania. Sei arresti, tutti ai domiciliari, con l’accusa di corruzione. Tra loro c’è il consigliere regionale del Pd, Roberto Conte (ora sospeso dagli incarichi di partito), 44 anni, esponente della corrente rutelliana dei «Riformisti coraggiosi», l’ex potentissimo capo dell’ufficio amministrazione e personale della Regione, Lucio Multari, e i fratelli Buglione, imprenditori nel settore della security.
GLI ARRESTI - Le sei persone arrestate dalle Fiamme Gialle sono, oltre Conte e Multari, il commercialista Giuseppe Ranieri, il medico Emanuele Cameli e appunto i fratelli imprenditori Carmine e Antonio Buglione. Le indagini condotte dalla Procura di Napoli hanno accertato che il consigliere regionale propose nel 2005 di trovare alcuni locali dove collocare uffici del consiglio regionale. Nel frattempo, e prima che iniziassero le procedure di valutazione delle offerte da parte dell’allora dirigente reponsabile del settore amministrazione, Multari, Conte costituì, insieme con gli imprenditori Antonio e Carmine Buglione, la società «Europa Immobiliare srl»: nella società il consigliere non appariva ma aveva inserito come prestanome una casalinga nullatenente. Attraverso numerose irregolarità procedurali, l’ex dirigente Multari - secondo l’accusa - fece in modo da far prevalere l’offerta della società in cui era inserito Conte ed insieme con lui predispose il contratto di locazione nell’ambito del quale si prevedeva, oltre ad un canone di circa 500 mila euro l’anno, una clausola che poneva a carico del Consiglio regionale una serie di spese accessorie quali vigilanza, portierato, pulizia, disinfestazione affidati, senza alcuna gara, in global service al «Consorzio C.e.s.a s.c.a.r.l». che fa capo sempre ai Buglione. In questo modo, hanno sottolineato gli inquirenti, il consigliere regionale ha percepito «vantaggi economici rilevantissimi». Il tutto per dei locali, collocati al Centro direzionale e in via Santa Maria del Pianto, che non sono mai stati utilizzati.
IL CONSIGLIERE «CORAGGIOSO» - Conte, consigliere Pd, era stato indagato il 28 gennaio scorso nell’inchiesta che aveva portato all’arresto di sei esponenti del clan camorristico Misso. Il politico avrebbe ottenuto l’appoggio, anche economico, della malavita della Sanità durante la campagna elettorale del 2001 in cambio di promesse di assunzioni e di appalti per la realizzazione di opere pubbliche e di gare per la fornitura di servizi presso strutture pubbliche. Conte fu, in quell’occasione, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Poco prima, alla fine del mese di dicembre, Conte fu coinvolto in un’ulteriore indagine, condotta sempre dalla procura della Repubblica partenopea, su presunti appalti truccati nel settore degli impianti tecnologici per la Regione Campania, degli estintori e del centro stampa per il Comune di Napoli.
L’EX POTENTE FUNZIONARIO - Un altro degli arresti «eccellenti» è quello di Lucio Multari ex potente dirigente del settore Amministrazione, Contabilità e Gestione del personale del Consiglio regionale, licenziato a fine 2006 «per giusta causa» . La lettera di chiusura del rapporto, davvero clamorosa, firmata dall’attuale segretario generale Roberto De Liso conteneva 12 pagine di durissime accuse. Al dirigente regionale venivano mosse contestazioni pesanti. Sull’operato di Multari c’era, peraltro, già stata una sentenza della Corte dei Conti d’Appello, pubblicata il 28 gennaio 2005, che confermava una condanna «per responsabilità amministrativa gravemente dolosa, consistita nell’aver causato alla Regione un danno di 150 mila euro». Secondo i giudici amministrativi il dirigente regionale avrebbe «inquadrato» prima nella carriera direttiva e poi in quella dirigenziale del Consiglio un «operaio a giornata». Ma questa era solo la prima delle tante contestazioni mosse a Multari. La più eclatante riguardava un pagamento di 40 mila euro e l’impegno di spesa e liquidazione di 1 milione e 188 mila euro prelevati da un «capitolo di spesa inesistente» , il «7000 RP 2004». Nell’ottobre del 2005 emergeva poi che la ditta appaltatrice del facchinaggio e pulizia degli edifici del Consiglio non aveva presentato il certificato antimafia. Qualche mese dopo il prefetto di Napoli, con nota riservata, informava la Regione che « sussistono tentativi di infiltrazione camorristica » nella ditta in questione.
I FRATELLI BUGLIONE - «Ne hanno fatta di strada i fratelli Buglione di Saviano», scriveva il settimanale «L’Espresso» alla fine del 2006. Da piccoli raccomandati di provincia a massimi esperti di sicurezza, micro e macrocriminalità. Con la loro rete di agenzie di polizia, proteggono infatti un terzo di Napoli. Sono tanto stimati che, grazie a una gara d’appalto del 2005, i loro vigilantes sono diventati la guardia privata della Regione Campania. Così ha deliberato una commissione della giunta di Antonio Bassolino quando ha dovuto stabilire chi doveva presidiare gli uffici e le sedi del Consiglio regionale. L’annuncio sul Bollettino ufficiale regionale era tanto stringato che solo gli addetti ai lavori se ne sono accorti. Cinque righe per un contratto da 4 milioni e mezzo di euro. Difendere la Regione a Napoli è come difendere il governatore e i suoi amministratori dalla camorra. Un biglietto da visita di cui vantarsi.
IL PROCURATORE - Niente più mazzette, tangenti, niente più buste e valigie piene di soldi: la corruzione segue altre tecniche che chiamano in causa società occulte tra esponenti della politica, imprenditori e burocrati. È lo scenario tratteggiato dal procuratore Giovandomenico Lepore. «Oggi a Napoli esiste un sistema ben più sofisticato per stipulare accordi tra pubblici ufficiali e imprenditori - ha spiegato Lepore - non vi è più il classico pagamento delle “mazzette” ma, in vista di iniziative determinate o dallo stanziamento di fondi pubblici o dalla rappresentazione, più o meno artificiosa, di esigenze di pubblico interesse, si vengono a costituire società occulte». Di sicuro, ripete più volte Lepore, «la corruzione sta aumentando sempre di più». «Il lavoro è tanto, così tanto che sto pensando di rafforzare, dal punto di vista dei magistrati, la sezione della pubblica amministrazione - ha spiegato - quando, come spero, verrà ricoperto tutto l’organico, vorrei rivedere la situazione perché purtroppo il lavoro è tanto la corruzione si diffonde sempre di più, dai più bassi al più alti strati».



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