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mercoledì 29 giugno 2011

La rivelazione del procuratore Mancuso "I Servizi complottarono contro di me"

da: Repubblica Napoli - DARIO DEL PORTO - 22/06/2011

Tra le pieghe dell'inchiesta chiamata P4 il capo dei pubblici ministeri di Nola svela un clamoroso retroscena. E' stato ascoltato dagli inquirenti in qualità di testimone


"L'intera operazione contro di me è stata orchestrata dai Servizi", accusa il procuratore di Nola Paolo Mancuso.

La sera dell'undici gennaio il magistrato viene sentito come teste dai pm Henry John Woocock e Francesco Curcio nell'ambito dell'inchiesta su dossier e ricatti. Il verbale è fra gli atti depositati.

Nelle pieghe della testimonianza, Mancuso rilancia il sospetto di un complotto ai suoi danni che avrebbe rischiato di colpire anche un altro pm, il procuratore aggiunto Giovanni Melillo. Mancuso era uno dei magistrati italiani “schedati” nell’archivio del Sismi durante la gestione del generale Niccolò Pollari e del suo stretto collaboratore Pio Pompa.

«Sul caso pende un procedimento a Perugia, lì ho depositato denunce nelle quali ho tentato di fornire elementi indiziari o probatori per evidenziare come nei miei confronti si fossero verificati una serie di eventi concatenati fra loro riferibili a una regia unitaria tesi alla mia delegittimazione», mette a verbale il procuratore di Nola. Mancuso spiega di aver appreso dalla stampa che i dossier di Pompa contro di lui «erano originati da informazioni veicolate da un magistrato in servizio al Ministero», aggiungendo però di non sapere se questa “fonte” sia mai stata individuata.

I pm Curcio e Woodcock gli chiedono poi di presunti collegamenti con i Servizi del deputato e magistrato in aspettativa Alfonso Papa, nei cui confronti pende alla Camera una richiesta di arresto. E Mancuso risponde: «I nostri percorsi professionali non si sono mai incontrati. Per quanto mi fu riferito dal collega Umberto Marconi o forse da altri colleghi, Papa era molto vicino a Pollari e grazie a questo rapporto, non so a che titolo, era riuscito ad ottenere una scorta della Finanza e un appartamento in una zona centralissima di Roma».

Quindi Mancuso aggiunge: «Ritengo che i Servizi abbiano giocato un ruolo decisivo non solo nella redazione dei dossier ma anche, come ho scritto in molte denunce, nella creazione del caso Marano Spiezia». Si riferisce, il procuratore di Nola, agli episodi che anni fa lo avevano visto citato negli atti a margine delle indagini sulla faida di Scampia con riferimento a persone conosciute durante battute di caccia. Vicende poi concluse con l’archiviazione in sede penale e disciplinare. Mancuso dice di non conoscere il sottufficiale dei carabinieri Enrico La Monica, coinvolto nell’inchiesta su dossier e ricatti e sfuggito all’arresto solo perché in Senegal da mesi. «Non sono quindi in grado di fornire elementi circa un suo coinvolgimento nell’acquisizione indebita di notizie anche sul mio conto».

Ma in un passaggio successivo, il procuratore di Nola indica i nomi di altri due carabinieri che, a suo dire, avrebbe avuto «un ruolo oscuro nell’acquisizione o meglio nella propalazione di notizie infondate di notizie infondate sul conto mio e di Giovanni Melillo», procuratore aggiunto a Napoli e per anni pm antimafia.

Afferma Mancuso: «Non solo accusarono infondatamente me e Melillo di aver archiviato indebitamente una misura di prevenzione a carico dei fratelli Marano, (imprenditori della zona di Secondigliano n.d.r.) miei presunti amici di caccia. Ma uno dei due testimoniò sul fatto che il collega Melillo aveva partecipato a una battuta di caccia, essendo notorio che Melillo non utilizza armi da fuoco. Si trattò — conclude Mancuso — di un palese tentativo di coinvolgere il collega in un caso peraltro inesistente».

Continua lo Sciopero dei Lavoratori dell'Affidamenti di Pulizie del Tribunale di Nola

Dopo la giornata del 28 giugno 2011 il sindaco di Nola Biancardi e il Dirigente Giovanni De Sena, invece di verificare quanto dichiarato dal dirigente sindacale Antonio Alfieri e procedere alla sospensione della procedura di contrattazione con il Consorzio GSA (come espressamente previsto dal D.Lgs. n° 53 del 20/03/2010), hanno incontrato l'azienda presso la casa comunale senza, tra l'altro, nemmeno convocare i lavoratori che dabbasso al Municipio manifestavano pacificamente, ascoltati solo dai funzionari della P.S. di Nola da cui hanno ricevuto, pur nel rispetto della proprie funzioni, un attestato di solidarietà.

"Un'altra limpida dimostrazione del rispetto delle regole democratiche del nostro sindaco Biancardi che, giungendo nel cortile del Municipio dopo l'incontro con la GSA, ha apostrofato i lavoratori con l'equivalente nolano del ghé pensi mi' di berlusconiana memoria. E il sindaco ci dovrà pensare a lungo dato che, in barba alle istanze inoltrate dal sindacato, non si è nemmeno assunto la responsabilità di replicare per iscritto alle nostre argomentazioni. In ogni caso noi non ci preoccupiamo. Ci sono voluti tre anni di lotta e di denunce per far avviare l'inchiesta a carico dei precedenti responsabili del servizio manutenzione del Tribunale di Nola (inchiesta giunta ai quattro provvedimenti di custodia cautelare del gennaio scorso e poi insabbiata grazie ai poteri occulti ancora molto influenti in Tribunale nonostante la presenza di pochi magistrati coraggiosi) e, se ci dovessimo impiegare altri tre anni, faremo in modo che il sindaco Biancardi e il dirigente De Sena vengano finalmente messi di fronte alle proprie responsabilità.
Ultimo particolare ai limiti del grottesco: nonostante la presenza dei lavoratori in sciopero presso la casa comunale fino alle 19.30, il dirigente De Sena si è intrattenuto fino a sera inoltrata nei propri uffici con i responsabili del Consorzio GSA. Non si conosce i motivi del conclave ma sicuramente si prospetta per i lavoratori un'altra fumata nera (o cortina fumogena per coprire i soliti intrighi)".

lunedì 27 giugno 2011

Scioperano gli operai del Tribunale di Nola, ricordando l'operaio di Bari, suicida per la Legalità


 
Martedì 28 e Mercoledì 29 tornano a scioperare i lavoratori dell'affidamento di Pulizie del Tribunale di Nola.

I lavoratori hanno presentato un'ultima istanza al sindaco di Nola nella quale chiedono almeno la sospensione dell'affidamento al consorzio G.S.A. in attesa che si definisca il contenzioso, promosso dai lavoratori, relativo alla nullità del procedimento di aggiudicazione.

Ci appelliamo un'ultima volta al sindaco Biancardi – dichiara il dirigente Un.Si.L. e portavoce del Fronte della Legalità Antonio Alfieri – a cui contestiamo la dichiarazione di non avere alcuna responsabilità nella gestione dell'affidamento. Il sindaco di Nola e il dirigente di settore arch. De Sena hanno invece piena responsabilità in quanto sta accadendo e devono sapere che siamo intenzionati ad andare fino in fondo in questa storia. Chiediamo al sindaco, in una situazione di gravi irregolarità nella gestione, un atto di responsabilità nei confronti dei lavoratori e della città. Non chiediamo altro che la sospensione delle procedure di affidamento per il tempo utile alla definizione della questione in sede giudiziaria.”

I lavoratori, che hanno riassunto le proprie osservazioni circa l'irregolarità della procedura di affidamento alla G.S.A. in un documento di sette pagine che domani (28/06/2011) sarà protocollato al comune nonché trasmesso al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Nola Paolo Mancuso, celebreranno lo sciopero manifestando tra piazza G. Bruno (sede del tribunale) e il Municipio di Nola in piazza Duomo.

La giornata di sciopero del 28 giugno – continua Antonio Alfieri – sarà dedicata alla memoria di Vincenzo, lavoratore della Municipalizzata del Comune di Bari infiltrata dalla criminalità organizzata, che il 26 giugno si è suicidato lanciandosi da un balcone del Municipio. Un lavoratore stabilizzato, senza particolari problemi di lavoro, che, togliendosi la vita, ci ha lasciato un solo messaggio: <<alla Mafia non ci sto!>>. Dietro la tragedia di Vincenzo ci sono migliaia di lavoratori degli appalti pubblici che vivono una serie infinita di abusi e violazioni dei propri diritti civili, senza alcuna tutela né giuridica né sindacale. La nostra attività sindacale è nata cinque anni fa con il preciso scopo di contrastare il fenomeno delle infiltrazioni criminali negli enti locali affinché situazioni come quella di Vincenzo non debbano più verificarsi.”

Una giornata di lotta e di commemorazione, quindi, nella quale i lavoratori tenteranno di sollecitare tutte le forze politiche della città ad avere attenzione su quanto sta accadendo nella gestione dei servizi pubblici locali.

I lavoratori, negli scorsi giorni, hanno anche inviato una lettera all'on. Paolo Russo nella quale chiedevano al presidente della Commissione Agricoltura di intervenire presso l'Amministrazione Comunale e presiedere un tavolo di incontro tra il sindaco e le parti sociali.

Si attende entro la giornata di domani (28/06/2011) la risposta dell'on. Russo, nella quale i lavoratori hanno riposto l'ultima speranza di una pacifica definizione della vertenza.

domenica 26 giugno 2011

Bari, operaio suicida: in un biglietto ha scritto ‘Alla mafia non ci sto’

tratto dal sito: www.newnotizie.it

Gli aggiornamenti su quanto accaduto stamane a Bari dove un operaio della Multiservizi - società mista nata fra Comune di Bari e Italia Lavoro spa, nata nel 1998 con il fine di reimmettere sul mercato lavoratori socialmente utili - si è gettato dal balcone del Comune continuano ad arrivare tramite il social network Facebook.
E' stato proprio su quest'ultimo che il sindaco del capoluogo pugliese Michele Emiliano ha annunciato il tragico evento. Nelle ultime ore, oltre a centinaia di commenti di chi ha voluto dire la propria sull'episodio, sottolineando come la disperazione oggi, con le attuali condizioni lavorative ed economiche, sia dietro l'angolo per molti; sono stati pubblicati altri interventi da parte del primo cittadino barese.
A quanto pare, Vincenzo - questo era il nome della vittima - non era un precario e dietro al suo tragico gesto ci sarebbe stata l'insofferenza verso un ambiente di lavoro inquinato da infiltrazioni di stampo mafioso. A dichiararlo sarebbe stato in un ultimo messaggio lo stesso operaio, come reso noto dal sindaco: "L'operaio che si è tolto la vita oggi non era un precario, ma un assunto a tempo indeterminato. Ha lasciato un biglietto di poche parole 'alla mafia non ci sto'."
Lo stesso Emiliano si è poi detto "preoccupato per le infiltrazioni mafiose nella Multiservizi al punto che un anno fa ho nominato un Prefetto antimafia amministratore unico. Chi è a conoscenza di fatti utili alle indagini si presenti alle forze dell'ordine e dica quel che sa".

No alle interviste - Il primo cittadino di Bari ha comunicato la decisione di non parlare ai microfoni perché quella di oggi deve rimanere una giornata di lutto. La scelta di comunicare soltanto tramite Facebook ha diviso coloro che seguono la pagina di Emiliano. Se Sofia dichiara di condividere "la scelta di parlare pubblicamente solo attraverso Facebook e non attraverso i microfoni e le telecamere" perché così "il messaggio di legalità è arrivato comunque molto forte", c'è anche chi si attende una presa di posizione molto forte da parte del sindaco: "E' un giorno di lutto per tutti sig. Sindaco - scrive Laura - ma l'opinione pubblica deve sapere, il Paese deve sapere. In qualità di primo cittadino ha il dovere di esprimere un'opinione a riguardo e dichiarare pubblicamete che s'impegnerà a fare luce sull'accaduto".

Simone Olivelli

sabato 25 giugno 2011

CORRUZIONE E P4 - di Amato Lamberti

Riportiamo un articolo, pubblicato sul quotidiano online Il Mediano del prof. Amato Lamberti, fondatore dell'Osservatorio sulla Camorra, sui rapporti tra criminalità organizzata, politica e mondo degli affari.

I risvolti politici, imprenditoriali e criminali che stanno emergendo col caso P4, dimostrano che la corruzione è tutt’uno col governo e l’amministrazione del Paese. Di Amato Lamberti

Le cronache di questi ultimi mesi sembrano aver scoperto che la mafia ha trasferito al Nord i suoi capitali e la sua capacità di controllo dell’economia di interi territori. Sotto i riflettori è oggi l’espansione della ‘ndrangheta in Piemonte, addirittura con il trasferimento della sua articolazione territoriale, vale a dire le ‘ndrine. Nessuno però pone l’accento sui necessari collegamenti con i livelli politici e imprenditoriali che le organizzazioni criminali devono attivare per potersi espandere.
Varrebbe la pena tornare a riflettere su modi e forme dell’espansione della camorra in Campania per comprendere questi processi di invasione criminale dell’economia. Per avere un quadro più chiaro di come, concretamente, l’organizzazione criminale si sia diffusa sul territorio campano e si sia confusa con lo Stato e le pubbliche amministrazioni e in alcuni casi si sia addirittura integrata a tal punto da rendersi invisibile, assumendo la faccia dell’ impresa, basterebbe ripercorrere alcuni fatti salienti della cronaca, a partire dagli anni 80. In Campania, il terremoto del 1980 è stato colto come occasione dalla camorra per ampliare i propri poteri, i propri utili e il controllo del territorio.
Infatti tra il 1981 e il 1982, periodo in cui la camorra aveva, come massimo esponente Cutolo, le organizzazioni criminali assumono un ruolo fondamentale nel governo della ricostruzione, tanto che molti uomini politici, soprattutto locali, non riescono neppure a gestire la presenza e le richieste della camorra che così prende in mano lo stesso governo del territorio e degli interventi pubblici. Questo perchè i camorristi nell’immediato dopo-terremoto non si presentano nella loro solita veste criminale, con minacce e intimidazioni, ma come un organizzazione di affari. I contatti vengono presi da uomini di spicco dell’organizzazione, come Casillo e Rosanova, che detengono stretti e consolidati rapporti con il PSI e la DC, allora partiti dominanti nell’arena politica, e si concretizzano anche attraverso il coinvolgimento di alcuni esponenti politici locali direttamente in società della camorra, le quali vengono così più facilmente registrate e fornite di tutte le autorizzazioni.
La camorra si muove con una logica imprenditoriale. Non essendo, ad esempio, pronta a fornire i servizi richiesti dal Commissario straordinario per il terremoto, cioè i prefabbricati, si rivolge al sistema affaristico veneto, in contatto stretto con le imprese del settore. Si forma cosi un circuito in cui il camorrista-imprenditore contatta i politici locali e le ditte venete e fa assegnare, con gare truccate, gli appalti a quelle ditte già contattate. Gli atti dei processi a carico della NCO, come dei clan Alfieri, Nuvoletta, ecc., parlano di riunioni a pochi giorni dal sisma e soprattutto di costituzioni di società e acquisti di imprese realizzati ad una settimana dal terremoto, mentre erano ancora in corso le ricerche di eventuali dispersi. La camorra in tal modo guadagnava una tangente sull’intero importo dell’affare e obbligava la ditta vincitrice a dare subappalti alle sue imprese.
Come ho già scritto, la camorra assume tre nuove facce: Affari, Tangenti, Imprese. Le dinamiche di tale sviluppo vanno considerate in base al fatto che i camorristi, come i mafiosi, fondano il loro potere principalmente su base territoriale. Infatti, in termini più generali, il persistere del fenomeno mafioso è dato proprio dalla combinazione tra controllo del territorio e attività legali e illegali svolte a fine di lucro. Questa combinazione ha reso ancor più agevole il passaggio da sistema di esclusiva violenza a sistema di impresa violenta. Nel caso del terremoto, la variabile decisiva è stato il legame che si è costruito con il sistema politico e amministrativo e che ha permesso, soprattutto attraverso la corruzione, ma anche attraverso capacità militari e disponibilità di ingenti capitali liquidi, di alterare le regole giuridiche e di mercato a proprio vantaggio.
Per avere uno specchio di tale situazione basterebbe sfogliare le pagine di cronaca nera tra il 1977 e il 1983, che da sole rendono l’idea dell’alto numero di intimidazioni e attentati ad esponenti politici locali. Per quanto riguarda tale aspetto è importante però fare una distinzione: in Campania, la camorra cerca di non rompere gli equilibri necessari al raggiungimento dei suoi obiettivi; in Sicilia, invece, la mafia siciliana concentra la propria capacità di violenza sui rappresentanti dello Stato nella regione Sicilia. Clamorosi gli omicidi di La Torre, Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino.
A circa dieci anni di distanza, precisamente nel 1992 la magistratura italiana ha scoperto “Tangentopoli”, termine con cui l’opinione pubblica indicò il sistema di corruzione che pervadeva il Paese a livello politico ed economico, utilizzando lo strumento tipico delle organizzazioni criminali, vale a dire la tangente, la pratica del pretendere o del ricevere un compenso non dovuto, in cambio di favori.
Tangentopoli è stato un fenomeno diffuso di corruzione che ha intrecciato la classe politica e il mondo degli affari illeciti. Politica e criminalità parlavano la stessa lingua. Per gli imprenditori non faceva alcuna differenza parlare con la politica o con la camorra. Cifre da capogiro furono intascate da personaggi illustri, parlamentari, alti dirigenti dello Stato, ma anche Ministri. L’indagine partita inizialmente dalla procura di Milano, in breve tempo fu estesa all’intero paese. L’illegalità che emerse era talmente diffusa da non risparmiare alcun ambito sociale.
Il nuovo caso, quello della cosiddetta P4, di cui si parla in questi giorni, dimostra che il fenomeno della corruzione, con tutti i suoi risvolti politici, imprenditoriali, criminali fa, forse, ormai parte strutturalmente del governo e dell’amministrazione del Paese. Questa, senza forse, è la ragione
della capacità di penetrazione delle organizzazioni criminali nel tessuto politico, economico  amministrativo dell’intero Paese, anche nelle aree in cui non c’è mai stato alcun radicamento storico di organizzazioni di tipo mafioso.

mercoledì 22 giugno 2011

NOLA. LO SFOGO DEGLI EX LAVORATORI DE "LA PARTENOPE" IN CONSIGLIO COMUNALE

Pubblichiamo due articoli sull'Occupazione del Consiglio Comunale di Nola da parte dei Lavoratori dell'Affidamento del Tribunale di Nola.


NOLA. «IL COMUNE È UNA MACELLERIA SOCIALE». ARIA DI CRISI NELLA MAGGIORANZA

 

Questo l’appellativo, dato dai lavoratori del servizio di affidamento di pulizia del Tribunale di Nola durante l’assise di ieri, all’operato dell’Ente di Piazza Duomo. Seduta sciolta alle 18.55 per mancanza del numero legale.
 
Una seduta tumultuosa finita tra le polemiche che ha visto protagonisti gli ex lavoratori della ditta “La Partenope”, il quale contratto di lavoro è scaduto il 30 Luglio del 2010. Gli operatori hanno assediato l’aula consiliare di palazzo di città (foto) imbracciando un comunicato in cui denunciavano le modalità “anomale” della gara d’appalto triennale del nuovo affidamento del servizio, vinta dalla Consorzio G.S.A con sede in Roma grazie ad un ribasso del 58%.


La seduta di consiglio si è aperta tra le proteste dei lavoratori che hanno chiesto maggiore attenzione dell’amministrazione comunale ad una situazione in bilico che rischia di lasciare senza lavoro trenta famiglie. L’assise era stata fissata per le 17.30 ma, il primo appello per constatare la presenza del numero legale per aprire la seduta, è iniziato alle 18.25, proprio per il protrarsi delle lamentele dei lavoratori e di una maggioranza “scarna”. A questa prima chiamata, infatti, hanno risposto solo 15 consiglieri (16 assenti tra i quali il Primo Cittadino arrivato pochi minuti dopo), troppo pochi, per raggiungere il numero legale. Secondo il regolamento dell’Ente di Piazza Duomo, il secondo appello doveva essere effettuato dopo 30 minuti dalla prima chiamata, esattamente alle 18.55.
L’opposizione ha levato la propria disapprovazione a tale decisione ritenendo che, dato il ritardo sulla tabella di marcia, la seconda chiamata doveva avvenire attendendo solo altri 5minuti. “Se non ci sono i numeri chi di dovere si assuma le proprie responsabilità – ha asserito il Consigliere d’opposizione Franco Ambrosio – Se avete problemi interni alla maggioranza ditelo, noi siamo qui, vi aiutiamo ma dovete risponderci in primis per una ragione di etica”. Stesso tono del Consigliere Giannini che nel prendere la parola ha sottolineato: “Avete minacciato l’uso della forza pubblica contro i cittadini adesso volete farlo anche con noi?”All’arrivo del Sindaco Biancardi le polemiche dei lavoratori non si sono placate anzi, è iniziata una vera e propria bagarre tra questi ultimi e il Primo Cittadino della città bruniana.
“Il Sindaco deve garantire il lavoro – ha urlato un lavoratore tra la folla – Questo Comune è una macelleria sociale, la classe politica deve saltare!”. Nemmeno la proposta del Presidente del Consiglio Pizzella di convocare, in itinere, una conferenza dei capigruppo con una delegazione degli ex operatori della ditta Partenope, è bastata anzi l’idea è stata subito scartata dai lavoratori. “Siamo andati tante volte dal Sindaco – ha urlato una lavoratrice precaria – Tutto questo dallo scorso Febbraio ma non ha mai voluto riceverci. L’ultimo rifiuto è avvenuto qualche giorno fa quando, alla richiesta della documentazione, abbiamo visto sbatterci la porta in faccia!”.
Il Consigliere Ambrosio ha continuato a chiedere le ragioni della mancanza di alcuni consiglieri della maggioranza alla seduta e a chiedere di far luce riguardo la gara d’appalto di pulizia e facchinaggio presso il Tribunale di Nola: “Noi dell’opposizione, stranamente, siamo tutti qui cosa che non può dirsi per i consiglieri di maggioranza – ha sottolineato il Capogruppo della lista civica – Tale comunicato dei lavoratori è indirizzato al Sindaco che ha il dovere di rispondere ad una situazione anomala. Il problema è serio, una gara d’appalto aggiudicata con il 60% di ribasso appare un fatto strano. Invitiamo il Sindaco a leggerla bene visto che è un avvocato!”.
Pronta la risposta di Biancardi che ha sottolineato l’estraneità del Comune sia al procedimento di assegnazione che di gestione delle mansioni relative al servizio di pulizia e facchinaggio presso il foro di Nola: “ Le gare d’appalto non le fa il Comune. Tale gara è stata fatta altrove ad opera della Stazione Unica Appaltante. Invito i lavoratori a rivolgersi alla Procura della Repubblica se ci sono estremi di reato. Domani la leggerò con calma e vedremo – ha continuato Biancardi – Tecnicamente anche un ribasso del genere può essere fatto. Non solo Nola si trova in queste condizioni, questi appalti erano gonfiati prima”.
Durante la risposta del Sindaco di Nola non sono mancate le proteste dei lavoratori e dell’OS: “I lavoratori, nel corso degli ultimi mesi, hanno avviato una vertenza sindacale volta all’accertamento sia delle condizioni dell’affidamento, soggetto a pesanti condizionamenti accertati anche dall’Autorità Giudiziaria, senza che mai l’Ente Comune di Nola abbia mai avviato alcuna azione amministrativa volta ad affrontare le condizioni d’illegalità nella gestione – precisa il Sindacato – Il Comune ha negato ripetutamente l’accesso agli atti relativi alle procedure di espletamento della gara d’appalto. Inoltre l’aggiudicazione della gara stessa non è stata pubblicata ne sull’Albo Pretorio Comunale né presso il SITAR Campania”.
Biancardi ha promesso di occuparsi già nelle prossime 24ore della vicenda dando appuntamento ai lavoratori a domani mattina invitandoli a denunciare eventuali irregolarità del Dirigente Comunale”. Il Consigliere Conventi ha poi chiesto la parola per leggere una mozione urgente relativa alla ri-pubblicizzazione del servizio idrico, oggetto dell’ultimo referendum, di mettere ai voti del Consiglio alcuni principi in cui si impegnava il Sindaco e la Giunta.
La votazione non è avvenuta ed è stata così motivata dal Presidente Pizzella: “ La proposta del Consigliere Conventi non può essere messa ai voti senza che prima passi per la conferenza dei capigruppo che sulla questione sarà convocata a breve. Dopo questo passaggio sarà convocato un consiglio comunale straordinario e tale mozione sarà tramutata in ordine del giorno”.La trattazione del primo punto è stata interrotta dall’abbandono della Consigliera di maggioranza, Carmela Scala, che ha così motivato l’abbandono dall’aula che ha determinato la mancanza del numero legale e lo scioglimento della seduta:
“Ho mantenuto il numero legale per far parlare i lavoratori ma non sono la stampella di nessuno! Tra di voi è un litigio continuo”. Ha terminato mentre abbandonava l’aula rivolgendosi ai consiglieri di maggioranza.


Durante l’ultima assise nolana i lavoratori in protesta hanno assediato la sala dell’Ente di Piazza Duomo. «Sindaco ci campi lei con 8 euro al giorno» si sfoga urlando uno di essi.

Una accesa bagarre si è consumata, nell’ultima assise nolana, tra gli ex dipendenti della ditta “La Partenope” e l’amministratore della città bruniana, Geremia Biancardi. Urla di protesta, non di rassegnazione, sono riecheggiate nell’aula consiliare dai tanti lavoratori della ditta, il quale contratto di affidamento triennale del servizio di pulizia e facchinaggio, presso il Tribunale di Nola, risulta scaduto dal 30 Luglio del 2010.
Una “boccata d’ossigeno” era giunta grazie ad una proroga (espressamente non consentita dal contratto di affidamento, quindi illegittima, come spiega il comunicato diffuso dal OS che segue i lavoratori) del servizio sino al 28 Febbraio di quest’anno. Scaduta la proroga i lavoratori, che attualmente ricevono uno stipendio oltre che dimezzato, sono stati assorbiti dalla ditta “Samir Global Service” che con procedura di negoziazione con il Comune di Nola, ha avuto l’affidamento temporaneo (fino al 30 Giugno 2011) del servizio presso il foro nolano.
L’affidamento temporaneo alla “Samir Global service” è giunto in relazione all’impossibilità della ditta “La Partenope” di ricevere una nuova proroga poiché, il titolare della stessa, era soggetto ad un provvedimento di custodia cautelare nell’ambito di una inchiesta giudiziaria relativa a presenti reati proprio nella gestione degli affidamenti di manutenzione del Tribunale di Nola. Lo scorso 15 giugno i lavoratori hanno visto recapitarsi una lettera di licenziamento individuale per decorrenza della concessione temporanea con scadenza di quindici giorni (data finale della proroga concessa al gruppo Samir).
Ad aggiudicarsi l’affidamento è risultato il Consorzio G.S.A, dopo la gara realizzata dalla Stazione Unica Appaltante del Comune di Nola, presso il Provveditorato alle Opere Pubbliche, nel Dicembre del 2010. Tale consorzio, con sede in Roma, si è aggiudicato l’affidamento triennale grazie ad un ribasso del 58% rispetto l’importo base d’asta. Ma cosa contestano i lavoratori e il Sindacato all’Ente di Piazza Duomo?
A spiegarlo il Sindacalista Antonio Alfieri: “Ancora un caso di omissioni e di mancate verifiche delle procedure amministrative da parte dell'Amministrazione Comunale di Nola - precisa Antonio Alfieri - che continua a mostrare particolare disinteresse sia verso la regolarità della gestione amministrativa del Comune di Nola che dei cittadini e lavoratori che, sistematicamente, subiscono gli effetti deleteri di una mala gestione che ha ormai raggiunto livelli endemici e non può più essere ascritta a semplici sviste da parte di singoli dirigenti o funzionari. Ciò che chiediamo al Sindaco Biancardi è di verificare l'operato dei dirigenti comunali e di procedere, qualora si accertassero eventuali comportamenti irregolari, le sanzioni disciplinari previste dalla legge Brunetta che il Comune di Nola tanto si è pregiato di sperimentare dall'inizio dell'anno”.
“Un sindaco che dichiara ripetutamente, e in sede istituzionale, di non avere responsabilità nei confronti dei propri dirigenti - conclude il sindacalista - viene meno al suo principale ruolo istituzionale e viola gli obblighi normativi del proprio mandato”. Insomma il Sindacato contesta una condizione di stallo da parte dell’Amministrazione nolana che, in relazione alla vicenda, non ha mai avviato alcuna azione amministrativa volta ad affrontare le condizioni d’illegalità nella gestione. “Il Comune ha negato ripetutamente l’accesso agli atti relativi alle procedure di espletamento della gara d’appalto – ha continuato il sindacalista - . Inoltre l’aggiudicazione della gara stessa non è stata pubblicata ne sull’Albo Pretorio Comunale né presso il SITAR Campania”.
Frasi dure sono volate nei confronti del Primo Cittadino nolano dalla platea di lavoratori giunti allo stremo, stanchi di non avere certezze lavorative per il futuro: “Questa è una macelleria sociale – ha urlato un lavoratore quasi in lacrime – Troppe volte ci hanno risposto domani per la risoluzione della nostra condizione, ma nulla è stato fatto. Le nostre famiglie nel frattempo dove le mandiamo? Sindaco per cinque giorni ci campi lei con 8 euro al giorno e poi vediamo. Mi mancano 37settimane alla pensione che non vedrò mai, oltre a non mangiare. Lei non è un politico – ha continuato l’uomo con la voce spezzata – è un amministratore! Ci lasci stare o mi farò del male qui e poi lei si assumerà le responsabilità del mio gesto”.
Molti i lavoratori in crisi che cercavano di spiegare una condizione lavorativa tutt’altro che dignitosa: “Per 700 euro al mese puliamo i gabinetti, vergognatevi. Sono 10anni che ci offendete, è una vergogna. Abbiamo dovuto pagare tre avvocati, di tasca nostra, per difenderci! Il Comune non ha fatto nulla, ci avete costretto a renderci ridicoli”. Gli impiegati hanno avvisato, se la situazione non troverà uno spiraglio, che si incateneranno ai cancelli del Comune e di occuparne i balconi durante l’imminente edizione 2011 della Festa dei Gigli, minacciandone il regolare svolgimento. Biancardi ha promesso, all’indomani dello stesso consiglio, di mobilitarsi affinché venga chiarita la vicenda a tutela dei lavoratori in protesta:
“I lavoratori hanno pienamente ragione – ha detto Biancardi – Domani chiamerò io stesso il Dirigente che, se credete abbia sbagliato, denunciatelo” Ribadendo l’estraneità dell’Ente di Piazza Duomo poiché la gara è stata svolta al di fuori della Casa Comunale.

Autore: Valeria Cuomo

martedì 7 giugno 2011

Don Ciotti: Quattro Sì per il Bene Comune



Il Fronte della Legalità, promotore del Comitato dell'Area Nolana VOTA Sì per FERMARE il NUCLEARE, si unisce all'Appello di don Luigi Ciotti, Fondatore e Presidente di LIBERA: 

Il 12 e 13 GIUGNO 2011 VOTA
QUATTRO Sì per il BENE COMUNE!