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domenica 25 ottobre 2009

Dalla Relazione Annuale Commissione Parlamentare Antimafia - 2003


Si riporta, nel presente articolo, uno stralcio della Relazione Annuale della Commissione Parlamentare Antimafia dell'Anno 2003 relativa all'Inquinamento Mafioso negli Appalti e Opere Pubbliche.


"È noto che le associazioni criminali di stampo mafioso tendono a perseguire, sia pure a diversificati livelli, l’obiettivo strategico del controllo dell’economia, il cui necessario presupposto è l’infiltrazione delle istituzioni locali e delle realtà produttive: l’assoggettamento del tessuto produttivo ed il condizionamento delle attività politico-amministrative sono, forse, i pilastri più virulenti e pericolosi di tutto quel sistema integrato di attività criminali, che l’art. 416-bis c.p. riferisce alla dinamica operativa mafiosa.

L’arricchimento illegale, che consegue all’inquinamento degli appalti, viene poi riversato in rivoli diversi o collaterali, taluni anche legali, il cui effetto negativo principale non consiste nell’arricchimento della compagine criminale, ma nella distruzione progressiva di un tessuto economico sano, che viene alterato e vulnerato nei suoi meccanismi fisiologici dalla presenza di realtà imprenditoriali mafiose, connotate da un ruolo predatorio, che incide profondamente nelle logiche di concorrenza del libero mercato.

L’elevata specializzazione e il forte interesse dei gruppi mafiosi tradizionali in questo settore costituiscono motivi di elevato allarme, in quanto non solo sono indici di nuove strategie criminali, ma, in un sistema di globalizzazione dell’economia, costituiscono una leva prodromica all’ingresso di strutture mafiose nei mercati italiani ed europei, qualora non si raggiunga una razionale integrazione degli schemi istituzionali di regolamentazione normativa e di controllo amministrativo ed investigativo.

Nell’inquinamento delle piccole e grandi opere pubbliche, le organizzazioni criminali hanno trovato un settore di dispiegamento di nuove strategie a bassa intensità, con la finalità di sottrarsi all’attenzione investigativa: le linee guida di questa azione sono sintetizzabili nella ricerca di un costante basso profilo di esposizione e nell’uso relativamente contenuto di mezzi di intimidazione violenta.

Può affermarsi, secondo le leggi classiche dell’etologia parassitaria, che si procede verso uno stadio di convivenza tra società civile e società criminale, caratterizzato dall’uso minimale della forza e la ricerca prioritaria del consenso: in questa situazione simbiotica, vittima ed aggressore tendono a raggiungere un equilibrio di fondo, nel quale ambedue scoprono notevoli vantaggi reciproci, che scaturiscono dall’assenza di scontro e dalla condivisione di obiettivi remunerativi.

Si profila, dunque, una crescente ricerca di meccanismi di legalizzazione delle attività economiche mafiose, con la crescita della figura di imprenditore mafioso e con la tendenza da parte degli operatori economici a ricorrere spontaneamente alla criminalità organizzata, che viene vista come un’inevitabile, ma anche utile, leva di semplificazione nel perseguimento di fini imprenditoriali.


La tematica presa in esame dalla Commissione riguarda tutti i pubblici appalti, ma, sebbene siano stati accertati casi di infiltrazione criminale negli appalti di servizi, essa tocca principalmente gli appalti di opere, che hanno costituito e costituiscono, per il loro ruolo di asse portante nelle politiche di sviluppo, una fonte privilegiata di arricchimento: e` bene segnalare che gli investimenti previsti dalla legge n. 443 del 2001, la c.d. «Legge Obiettivo», costituiscono, a tutta evidenza, il problema centrale, in ragione della movimentazione di notevoli appetiti criminali in aree sensibili, avverso ai quali deve logicamente contrapporsi un’articolata opera di contrasto, massimamente in sede preventiva."

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